La Rivista Popolare - anno II - n. 12 - 1 luglio 1894

372 LA RIVISTA POPOLARE Cristo non s1 vede nella sua gran figura tra le penombre dei grigi chiostri, nè si sente nelle lunghe note gregoriane, negli atti di propaganda fede, negli spropositi delle gazzette guelfe. Lasciate che passi, dice lo scrittore, per le sue terre libero e grande, pallido e pensoso, e gli si din per fondo il paes~ggio morelliano, che il pittore intuì dalla Bibbia. Lasciate che s'avanzi su per le scene. Da Schleiermacher a Renan tutti i grandi critici biblici hanno umanizzata la sua grande figura. Nessuno, quanto Bovio, l'avea mai interrogata con mezzi sì semplici, gittandola fra il cozzo di tutte le dottrine del mondo antico, e servendosi d'una forma artistica sì rappresentativa come la drammatica. Il Cristo dello Strauss è troppo freddo e troppo filosoficamente cristiano. Il Cristo di Renan, delineato nella stupenda Vita, è una simpaticissima romantica figura; ma ad essa manca l'acuta critica dello Strauss. Pit1 nuovo, più vero è questo Gesù alla festa di Purim. Piì1 nuova, pit1 vera è pure la figura di Giuda di Cheriot che rappresenta l'idea giudaica, la quale voleva per sè « il solco, il seme, la spiga e il diritto » • Maria di Magdala è la fede cieca che crede e non tentenna. E tutti questi tipi, descritti in modo sì elevato e conciso, tutta questa rapida sintetica riproduzione del mondo antico ha avuto meritamente un successo immenso. Chi voglia cercare la vera ragione dell'aspra guerra di certe gazzette clericali, legga le profonde scene scritte dal Bovio. Vi troverà che Giuda di Cheriot dice a Maria cli Magdala: « ••• Il di qua sarà distrutto per noi. Se lo terranno i trafficatori del nome suo. Il venditore di Cristo non sono io: verrà I » Così, incirca, malamente riassunto da noi, è l'articolo del signor Pennetti, al quale Giovanni Bovio ha testè risposto nello stesso periodico con la seguente lettera: Egregio amico, Tra le critiche cortesi e le tiepide invettive clze accompagnano questo Cristo, a nze pareva unica risposta degna la pubblicazione delle altre parti della trilogia. E da questo proposito non recedo. Voglio notare soltanto due cose: se non avessi diclziarato zo stesso, nella prefazione alla prùna edizione, che io parlava BibliotecaGino Bianco

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