LA RIVISTA POPOLARE è Capaneo che s1 rivolta nella sabbia ardente . . . Quel grido non è uscito dalla bocca di Dante, rassicuratevi; egli solamente lo riporta, ma sembra uno sfo~o inconscio, subitaneo, di quell'anima fiera. Ma dopo la notte spunta il sole, il bel sole fiammante, app,ç>rtatore di luce e di colori, di profumi e di canti, e la contemplazione del classicismo scuote la scolastica e la cristallizzazione degli animi: ecco l'umanesimo del Quattrocento che fa svaporare l'ascetismo. Il papato è perduto con lo scisma e gli scandali del Concilio di Costanza; dell'impero non se ne parla. Petrarca, l'uomo che tolse il secolo dalle fascie della scolastica, ha adesso il suo pieno meriggio; e Leonzio Pilato e Crisolora introducono la rigorosa corrente del classicismo greco; e Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini e Francesco Filelfo risuscitano le geniali fioriture del pensiero latino; dai codici polverosi, nascosti nelle tenebre dei conventi, dei monasteri, sorge una nuova luce; Lorenzo Valla attacca direttamente la Chiesa di Roma: le ombre dei ribelli possono ben risuscitare, perchè il pensiero dell'umanità si è finalmente svincolato dai legami ascetici; esso è tornato libero e ardito, Cecco d'Ascoli ha già salito il rogo, e Lutero tra poco farà meravigliare il mondo bruciando a Wittemberga la bolla pontificia. I diritti del cielo sono abbattuti e sostituiti da quelli della terra; perfino l'arte risente il nuovo e potente alito, e i pittori scancellano il misticismo dalle tele, gli scultori dalle loro plasmazioni: ecco, genia! fioritura, Brunelleschi e Ghiberti, Donatello e Luca della Robbia. E in mezzo a tanto risorgere di vita e di pensieri, in mezzo a tanto rinnovellarsi del pensiero laico rigoglioso e forte, si sveglia Prometeo dal lungo sonno. , VI. E il pnmo risvegliarsi è un esplicarsi di energia incerta e ancora assonnata: le nebbie medioevali non sono ancora sfumate, e Pietro ' Calderon, il celebre spagnuolo, ci :µresenta un Prometeo che troppo risente della tetraggine ascetica, un Prometeo che non è un eroe, perchè non ha ìa forza e la generosità del grande ribelle; bisogna che una novella aura spiri, che un novello fremito di vita corra a destar fiorenti il moto e la forza nella generazione anelante la libertà e la rivoluzione ... In Voltaire noi ritroviamo il nostro eroe quale già lo trovammo nel pensiero di Eschilo; anzi, fatto più ardito, egli sente e predice la grande rigenerazione del genere umano; egli anela allo spezzar di quei vincoli che allora inceppavano, sotto l' orpello dell'oro e dell'altare, gli uomini e i pensieri. E nel poemetto del grande Biblioteca Gino Bianco
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