LA RIVISTA POPOLARE 345 tornare alla fede nel soprannaturale con tutta la sua mistica corte: il disprezzo dei beni terreni, la schiavittt del corpo all'anima, il sillabo, il sant' uffizio; o inoltrarci risolutamente nella via della morale scien• tifica, quale ci è data dalla concezione materialistica del mondo. Affannarsi perchè la religione e la scienza s'incontrino e si diano la mano in una specie d'intervallo, di terreno neutrale, che dovrebbe essere il substrato di una nuova teoria etica, mi pare voler sforzare la natura dei due fatti. Il recente lavoro del giovane professore Carlo Buratti è _ispirato a punto, benchè non voglia troppo parere, a idee di conciliazione. La su~ opera, certo, fa onore alla letteratura scientifica italiana. Vi è grande chiarezza d_i espm,izione, conoscenza perfetta dell'argomento ed un colorito vivace di originalità, che mostra come l'autore abbia saputo sciogliersi dalla rete che spesso sulle giovani menti gettano i metodi ed i sistemi. Lodando quindi il lavoro ed additandolo agli studiosi, non posso però accettarne le conseguenze implicite. Egli dà alle religioni un'importanza benefica che la storia rifiuta; e però il pensiero suggestivo che la condotta non possa ancora liberarsi dalla tutela di esse è perfettamente in disaccordo con le tendenze dello spirito dei nuovi tempi. Il Buratti ancora esalta l'influenza che, secondo lui, ha avuto nell'incivilimento il cristianesimo, ed è ben giusto quindi che non veda con troppo piacere il suo tramonto. Ma io vorrei domandargli se gli è passato mai dinanzi alla mente lo sviluppo organico del paganesimo senza che il cristianesimo avesse deviato a quel punto il corso della civiltà. Poso l'interrogazione, perchè non ho spazio per rispondervi per conto mio. Un'altra cosa non posso approvare, ed è la poco felice idea che con l'aver trasportato in cielo l'egoismo umano il cristianesimo abbia fatto realmente dare un lungo passo alla morale. Penso proprio il contrario. Tutta la decadenza presente, tutta l'azione deleteria del cattolicesimo io la fo ricadere sull'errore di aver spostata l' utilità della morale dalla terra al cielo. Insomma, per me, il lavoro del Buratti merita di essere conosciuto ed apprezzato; .ma non avrà, èome avrei desiderato, peso nel determinarsi delle coscienze per una morale religiosa o per una morale scientifica. Non è più stagione di restare nel limbo.
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