La Rivista Popolare - anno II - n. 11 - 15 giugno 1894

LA RIVISTA POPOLARE 337 fanciulli, e che vengono provati, fossero pubblicati in apposito bollettino della ideata nostra Società, con la responsabilità di tutta la Società stessa. Basterebbe forse il solo pensiero di vedere il proprio nome nelle colonne di un giornale, per trattenere qualcuno dall'inveire contro innocenti creature. Dobbiamo tutti vigilare. Il fine è così santo, che è lecito anche, all'uopo, oltrepassare con l'occhio la soglia delle case private. Il bimbo appartiene, pit1 assai che l'adulto, all'umanità. Quando è affidato, non a uomini, ma a vere bestie dal solo sembiante umano, che lo calpestano e lo trattano male, egli sta peggio che quando è solo. Se gli abbandonati si debbono raccogliere, i maltrattati si debbono difendere. Ma vi sono molti diversi modi di maltrattamento. Anche in tanti ospizi e brefotrofi si maltrattano o si trascurano i fanciulli ; ed un atto solo di trascuranza talora è la morte. Il Villermé diceva molti anni fa: « Il a eu raison celui qui a osé dire qu'on pouvait mettre au dessus de ces maisons (les ospices) : lei on fait mourir les enfants, aux frais du public ". E avrebbe, in buona parte, ragione anche oggi. Bisognerebbe che Commissioni di dame e Sottocomitati nostri vigilassero continuamente e dovunque sulla cura e il trattamento degli esposti. Poveri bimbi I In alcuni paesi sono quasi avvelenati dalla bevanda che si dà loro invece del latte. In altri paesi non appena si r.accolgono, sono portati in campagna, talora mentre arde il solleone, talora mentre il gelo assidera. Ne ho visti una volta in un' canestro, sopra una vecchia diligenza, ballottati, i po~erini, in modo da far pietà. Sembra eh' essi debbano scontare i falli altrui ! Un economista francese dice: « Perchè affliggersi di tal ·mortalità? Il destino di questi pupilli delle nostre amministrazioni è forse tanto invidiato ? Non affrettiamoci a compiangerli; la vita che loro si prepara sarà sì dura ! » Ma se anche la loro vita fosse durissima, fosse come una continua tortura, non dobbiamo però uccidere o permettere che si uccida. Ma il male è troppo vasto, si dice; ebbene, tentiamo di limitarlo. Ma la miseria è troppo grande; ebbene, tentiamo di sollevare chi ne soffre, aiutandolo materialmente e moralmente finchè non abbia raggiunto uno stato migliore. Se ognuno di noi potesse sollevare un bimbo solo, o guarirlo da qualche male, o preservarlo da qualche pericolo, o arricchirne l'animo di qualche virtì1, potrebbe dire d'aver vissuto per un'alta m1ss10ne. Biblioteca.:GinoBianco

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