La Rivista Popolare - anno II - n. 11 - 15 giugno 1894

LA RIVISTA POPOLARE 333 non giudicano, eseguiscono. È lor costun1e ed abitudine tradizionale. Quando li invocate dovete subire, nel silenzio, \ ogni conseguenza sinistra o trista, A la guerre comme à la guerre. Sotto il regime della forza, nessun diritto può essere guarentito. Quando voi comandate chi non sa di legge per il più alto e il più santo degli uffici dello Stato, per la più grande opera morale che interessi gli un1ani destini, dovete soggiacere a quello che può e sa fare la spada: ciecan1ente colpire. La disciplina costringe fra le sue spire, soffoca e atrofizza anche le più miti coscienze e i più dolci sensi di umanità. Oh belle le parole, benchè gittate all'aria invano, dei poveri ufficiali che tentavano di difendere la piccola falange di gagliardi destinati alla vendetta della ragion di Stato ! Erano pur belle quelle semplici e serene difese del libero• pensiero! Avranno detto temendo gli avvocati fiscali : - Cotesti processi spargono semi di ribellione I Forse qualche ufficiale avrà susurrato : - Perchè metterci in questa condizione? Se si pensa come i difensori, si è ribelli; se si pensa come il· fisco, si diventa odiosi. Terribile bivio. Non dirò parola, e non certo per timore di sequestro, ' contro l'esercito, eh' è tanta parte della patria: sarebbe delitto aggiungere anche un rancore solo al triste strascico di sentimenti diversi che dalla istituzione de' tribunali eccezionali lo. segue, come mormorio di- protesta. Ne ha la responsabilità, anzi tutto, il Governo. Ma il ricordo di tutto questo fatale periodo della politica italiana sì abbietta e sì lorda di fango, tutte coteste arti partigiane per costruire un processo enorme quanto i delitti della politica e ·quanto gli egoismi della società, Biblioteca Gino Bianco

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