LA RIVISTA POPOLARE 331 mangiano, sono scudisciati e urlano, e tu, cane, tu n1uon di fame e sei scudisciato l » Questa è una di tante sue strofe consacrate ai proletari. Alcune sono anche più violenti, e si cantavano in Inghilterra sull'aria delle più celebri canzoni, senza che vi fosse intervento di polizia. Se si cantassero da noi, si inizierebbero subito processi per le solite istigazioni e le solite apologie. Uno de' suoi inni più bello è dedicato alla libertà di sta1npa, alla santa luce che penetra le nostre anime . ... Pallida povertà! doloroso lavoro! guardate, noi portiamo la seconda arca, la stampa, la stampa, la stampa! I poveri dell' Inghilterra contano sulla potenza della parola parlata o scritta, più che qualsiasi altro popolo. La parola non basta talora.; cotesto entusiasmo per una libertà astratta perdesi spesso nelle regioni della metafisica; e pure tanta convinzione onora quel popolo forte che non indietreggia mai, e, benchè lento, prepara le basi granitiche del proprio . avvenire. La poesia dei poveri continuò l'ufficio suo alto e solenne, poesia utile, pratica, feconda di agitazioni sante. Il risvegliarsi dei lavoratori, che tuttora, specialmente fra noi, pare agli occhi di molti delitto e iattura immensa, è 1noto giusto e provvidenziale che i posteri, ben più delle presenti giovani generazioni, benediranno. La poesia italiana diserti la reggia, diserti le chiese, le alcove o i bordelli, e scenda per i campi, per i trivì, per gli antri ove il lavoro ferve, ove si piange e si muore senza alcun conforto di- amore, ed ivi pianti la propria bandiera liberatrice l A. FRATTI.
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