La Rivista Popolare - anno II - n. 10 - 1 giugno 1894

LA RIVISTA POPOLARE degli uomini. Questa è la tesi che lo Spedalieri sosliene; tesi che dovette essere capita da Pio VI, se è vero, come racconta il Mamiani, che egli, ricevendo personalmente l'omaggio del libro, ebbe a dire all'autore: « Gran tempo è che i principi vanno chiedendo quid_ est Papa,· il vostro libro insegnerà loro quid est populus ». Sebbene la Curia romana non punisse lo Spedalieri, mancandole, per poterlo fare, il permesso del papa, pur non ostante si levarono contro l'opera del filosofo gli amanti dello statu quo che più avevano l'odorato fine, e gridarono allo scandalo, non potendo gridare all'eresia. L'abate Pietro Tamburini trovò la pubblicazione dei Diritti. dell'uomo una vera enormezza, e scrisse indignatissimo: « Ella è vergogna del secol nostro che tra noi si levi un cristiano scrittore, e che, in mezzo alla capitale del cattolicesimo, abbia l'ardimento di ergere, sopra sogni e chimere, un micidiale sistema che insidia alla sicurezza dei principi, e, colle massime le più licenziose, raccolte qua e là dai pretesi riformatori e dai libertini filosofi dell'età nostra, tenda ad ispirare nei popoli i sensi della discordia e della ribellione ai loro legittimi sovrani. Si sa che in Roma ha eccitato un tal libro orrore e sdegno, e che alcuni autori hanno innalzato la voce contro siffatto scandalo. Ma gli amatori della pace, della tranquillità e del decoro della religione amerebbero vedere riparato un simile scandalo con una maggiore solennità, che pòtrebbe assicurare i sovrani ed i popoli; poichè nulla più sta a cuore della Chiesa di Gesù Cristo che la sicurezza del principato e la debita subordinazione dei popoli alla potestà stabilita da Dio sulla terra ». Non può negarsi che il Tamburini, dal suo punto di vista, non avesse pienamente ragione I Contro l'opera del filosofo siciliano si scagliarono anche un tenente Ausonio Bianchi, un padre Giuseppe Tamagna, un anonimo Sacerdote romano, un abate Luigi Cuccagni, un altro abate A. C., che si diceva di professione idropolita, ed altri ed altri; ma i loro scritti, anzi i loro volumi, non valsero a far perdere allo Spedalieri la protezione di Pio VI, protezione che, come dissi, lo salvava dalle ire della Curia, nè, tanto meno, valsero a spengere l'incendio che quell'opera aveva destato. Si dovette ricorrere ad altro, per far sì che lo' scandalo cessasse; e « col veleno, nella cui. scienza era molto dotta la Roma ufficiale del settecento, il filosofo fu spento », secondo quanto scrive il Cimbali. Ma che lo Spedalieri morisse di veleno non è storicamente assodato; ad ogni modo si parlò di veleno ; e di veleno, anzi, par che si tratti verame'nte ...• B1blJotecaGinp 81anoo ·

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==