La Rivista Popolare - anno II - n. 10 - 1 giugno 1894

LA RIVISTA POPOLARE dogma cattolico, non usciva dal grembo di Santa Madre Chiesa; ma, pur non' ostante, e pur non parendo, attaccava l'autorità della Chiesa in quanto si riferiva alla politica, e scalzava il Vaticano dalle fondamenta. È vero che lo Spedalieri intendeva dimostrare che « lo spirito di libertà sfavilla da tutto 'il Vangelo, e il cattolicesimo essere nella sua sostanza nemico nato di qualunque maniera di dispotismo » ( come scrive il Mamiani). Ma questa stessa dimostrazione, in fondo in fondo, veniva a dire come lontani dal Vangelo fossero i preti di Roma, e come adulterato fosse il cattolicesimo loro. Si capisce, del resto; lo Spedalieri, credente, non poteva prendersela col dogma, ·nè poteva, poi, prendersela tanto di fronte col Vaticano, il quale, senza dubbio, lo avrebbe stritolato. Egli doveva agire cautamente, direi furbescamente, per poter approdare a qualche cosa di positivo, di pratico. E pratici al tutto sono i suoi libri: l'Arte di governare e i Diritti dell'uomo. In essi poco o nulla di metafisico, sebbene sia un prete e un filosofo colui che scrive. « Anzichè agli astrusi dottori medievali (bene scrive Giuseppe Cimbali), lo Spedalieri si accostò ai frementi Padri della Chiesa dei primi secoli; anzichè illustratore di dommi e di controversie teologiche, egli volle essere un lottatore sul terreno dei fatti ». E nell'Arte di governare e nei Diritti dell'uomo egli lotta veramente, e non da prete. Si direbbe, anzi, a leggere quei libri, che egli non è prete. E questo, certo, dovette dire Matteo Ricci, se potè scrivere, nella sua prefazione alla Politica di Aristotile, che lo Spedalieri è « più ortodosso nelle intenzioni, che nel discorso ». Egli, in que' suoi due libri, fulmina « quanto di decrepito, di ingiusto; di tracotantemente prepotente c'era. tuttavia nella compagine sociale, per avviare le correnti della vita nel cammino del retto designato e voluto dalla maestà delle leggi della natura non adulterate dagli interessi e dalle prepotenze degli uomini )) , come lo stesso Cimbali scrive. Per compiere questa opera rivoluzionaria, lo Spedalieri si valse, sia pure subordinatamente, della stessa autorità della Chiesa, e in ciò sta l' abilità sua, la sua furberia, abilità e furberia che pur denotano un'audacia grande. Co' suoi Diritti dell'uomo Io Spedalieri abbatteva la teoria del di- .ritto divino del potere, e quindi il legittimismo e la tirannide, sostenendo che la sovranità viene da Dio, ma è immanente nel popolo, che il popolo può ribellarsi ed anche uccidere il re che violi il contratto che gli ha assegnato il potere, e che la religione di Cristo, anzichè nemica, è amica, è fautrice di tutti i diritti e di tutte le libertà • BibliotecaGino Bianco

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