302 LA RIVISTA POPOLARE E Crabbe e Bamford ed Elliot, tutti poeti popolari, popolarissimi, specialmente questi ultimi due, hanno fatto per la loro nazione quanto e più di tanti eroi combattenti e vittoriosi sul campo. I tribuni e i legislatori vennero appresso agli araldi. E?si avvilupparono di un'ideale beltà la piL1 lurida miseria. La portarono alla luce del sole, al conspetto dei signori sospettosi, timorosi e avari, che non volevano vederla, al conspetto dei freddi egoisti, che, dopo le nenie del Goldsmith intorno al lusso e alle ricchezze, se ne ricordavano appena qualche volta all'anno, con1e di un qualsiasi tema senti1nentale. Ma essi, i poeti dei poveri, vollero con assoluta franchezza veder tutta· la realtà nel suo lividore, nel suo abbandono, ne' suoi tetri abituri ; vollero vedere operai e agricoltori precisamente nel loro stato, veder le piaghe delle loro carni e delle loro anime, numerare i loro molti dolori. Arcadia alcuni tediosi romantici verseggiatori la diranno, sprezzando: arcadia. Altri, pratici co1ne ragionieri, sorrideranno alle nostre ubbìe. Scegliere1no, nel prossimo numero, qualche ese1npio dalla storia letteraria dell' Inghilterra, per dimostrare (non certo ad essi) quanto là potè la poesia popolare, che cantava le 1niserie e le torture e le morti dei poveri insien1e alle virtù di Hampden, di Cromwell, di vVashington, che invocava al ricordo santo della repubblica le sognate g.iustizie. Una novella vena di poesia suppone un novello stato della società. E l'Italia, alla vigilia della sua nuova vita (se pure non è l'ultima delle ,nazioni per viltà), l'Italia, ove qua e là fiorisce l' arancio, ove da per tutto fiorisce I1 albero · della poesia e al cielo s'innalza più bello e odoroso del BibliotecaGinoBianco
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