La Rivista Popolare - anno II - n. 10 - 1 giugno 1894

' " LA RIVISTA POPOLARE 2 99 I POETIDEIPOVERI I. Nella grigia tristezza della vita è pur bello un raggio di poesia. È bello come astro che scintilli ai naviganti smarri ti nella notte nera. Cotesta prosa continua spegne l'anima. Cotesto eterno e tedioso chiacchierio de' parlamenti soffoca gli entusiasmi. Cotesta viltà, fra mille br~tture che rinnovansi come ondate li1nacciose, rende floscie le fibre della gioventù, che, invece di raccoglier l'eterna protesta dei secoli e gittarla in faccia ai fieri egoisti della terra, se ne sta oziosa e ride. Oggi non v'hanno poeti, ma verseggiatori. O, se v'hanno vèri poeti, sono ben rari e lenti. S'addormentano sulla lira impolverata, mentre dovrebbero essi destare con alati e fian1manti epodi i dormenti. O s'innamorano tanto dello ideale che dimenticano il reale. E noi, alla nostra volta, leggiamo talora qualche poesia soltanto per fuggire la vita umana e il suo tedio. · Ma, per quanto ci atteggiamo tutti a pos1t1visti, e per quanto ci diciamo popolari nella forma e- nello stile, vaghiamo su per le nuvole, e cerchiamo ·con ogni cura le elette parole nei giardini della rettorica. E pure la poesia dei poveri, una poesia spontanea, sincera, chiara e forte, dovrebbe essere qualcosa di terribilmente e santamente reale; e potrebbe avere grande virtù politica e sociale. Dovrebbe e potrebbe essere una immensa forza per le volontà, per gli intelletti e i cµori. Già essa in altre nazioni, nell'Inghilterra sovra tutte, lasciò tracce profonde. . '

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