La Rivista Popolare - anno II - n. 9 - 15 maggio 1894

..... 270 LA RIVISTA POPOLARE al tipo ideale, che i loro corifei ne fanno. Anche il proprietario odierno rifugge dai campi, e gli economisti non dissimulano questo fatto, cui hanno anzi dato il nome speciale d'assenteismo. Egli ama la grande città, il gran mondo, dove consuma improduttivamente, a scopo di lusso, i frutti delle sue terre; alla custodia delle quali~ quando non le affitta, prepone fattori ed agenti privi di intelligenza e di coltura; il più delle volte, per malintesa economia di spese, reclutati fra gli stessi coloni. E se si occupa di cose agricole, ed entra a far parte o a dirigere i cosidetti comizi agrari, lo fa sovente per quella vanagloria di titoli che lo rode o per mera pompa accademica. La società non sa che farsene di un tal uomo, e alla missione provvidenziale di esso non crede più; come non crede più a quella dei papi, degli i1nperatori e dei re. Questi padroni naturali dei popoli non appaiono ornai essere altro che simulacri, posti dalla secolare ignoranza in luogo d'una realtà che ogni giorno più va sfatando i sin1boli menzogneri, ed attende il vicino suo trionfo. Le moderne idee sociali non vanno in traccia dell'uomo-Dio, del genio .direttivo, degli individui, delle fa~ miglie, delle classi privilegiate. Con la scure poderosa della critica positiva si è abbattuto il prestigio di tutti questi tutori del popolo, e si è svelato l'incanto, n1ostrando che costoro in ultima analisi hanno fatto sempre e solo il proprio interesse . Si è provato che il potere e la ricchezz~ corro1npono, e che l'unica, la più costantemente fedele, la più intelligente, la più solerte attività direttiva degli interessi della collettività, non può essere che la collettività stessa, della quale i pretesi padroni del mondo non sono che minima parte, e n1isera contraffazione ad un tempo. La borghesia rivoluzionaria aveva già detto che il re è un uomo, il prete è un uomo, il nobile è un uomo. Il proletario ha soggiunto che anche il proprietario è un uomo. Il che ·è quanto dire che i suoi privilegi, fon- , dati sulla prerogativa di funzioni direttive, e il suo diritto di proprietà sono condannati inesorabilmente dalla legge dell'uguaglianza. BibliotecaGino Bianco

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