La Rivista Popolare - anno II - n. 9 - 15 maggio 1894

LA RIVISTA POPOLARE dietro, ne verrà l'abbondanza e la prosperità in mezzo a quei campi dove ora sotto il fulgido occhio della natura regnano lo squallore e la 1niseria. La socializzazione delle terre e la loro concessione a coltura alle famiglie degli agricoltori potrà, in caso, dare tutti i vantaggi dell'antico sistema enfiteutico, senza averne gli inconvenienti. Il lavoratore agricolo non sarà più inquieto per la din1ane e vivrà sicuro da tutte le insidie dello sfruttamento di classi superiori e parassitarie. La comunità proprietaria eserciterà un'alta tutela sulla coltivazione e sui coltivatori, e risponderà a tali incon1benze assai meglio che non facessero i signori feudali e i direttori enfiteutici d'altri tempi; e incomparabilmente più bene che non faccia la grande proprietà capitalistica, questa arca santa dell'attuale sistema economico. Gli econon1isti suppongono nel gran proprietario virtù che esso non ha e non può avere, attribuziòn.i di cui è la negazione e il contrapposto. Secondo essi la funzione del gran proprietario è pressochè provvidenziale e indispensabile. Senza di lui non potrebbero nè l'agricoltura nè l'agricoltore vivere e prosperare. Egli è la mente direttiva, illuminata dalla scienza e dai viaggi, è l'uo1no fornito dei grandi mezzi intellettuali ed economici, è il solo capace d'iniziativa d'ogni progresso agricolo, è il veicolo del benessere e de~la pace sociale, è il padre e il tutore dei contadini, in 1nezzo ai quali dovrebbe come gli antichi castellani stabilire la sua di1nora, e instaurare il suo nuovo regno. Se non che questo proprietario è un 1nito, un essere ideale astratto,, realmente i1npossibile, come il proprietario di Quesnay, come il lavoratore di Smith. Il proprietario di Quesnay, diceva Giuseppe Ferrari, è il gré!n signore, il nobilé, il cortigiano, l'ozioso, l'uomo che non ha mai visto i propri campi, e che ne trae una rendita senza lavoro, senza cure, senza spese e senza vigilanza. Gli stessi economisti confessano che i grandi proprietari dei nostri giorni non sono dissimili da quelli dei tempi d,ei Fisiocratici, e non meno di quelli . ripugnano '

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