232 LA RIVISTA POPOLARE Il cannone. Non poco onor fu il mio, Quando, il castello feudal caduto, E tacciar degli usberglzi infranto e domo, Si redense da bruto Il servo de la gleba e divfnn'uomo; E sopra la ruina Del terribzl barone Surse il comune altero e il gonfalone. La bomba. E a me compir si spetta La social vendetta : Ai pasciuti borghesi io son terrore; Quando orrenda scoppian_do Lor botteghe e lor ville Con fumo e con faville E lor pance onorate in arza mando ! Util terrore, elle a la stirpe umana Le dure vie de la giustizia appiana! Gli strumenti di pace. Orridi arnesi! Avanzi De l'antica barbarie! a voz concesso Saria spingere innanzi Il carro trionfante del progresso? D'orror sarete solo E di riso ai nepoti; iv.I a noi, crescente infaticato stuolo, Con operar benefico, fecondo, Trasformeremo il mondo. BibliotecaGino Bianco
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