La Rivista Popolare - anno II - n. 8 - 1 maggio 1894

226 LA RIVISTA POPOLARE generale disagio che come acuto cilizio macera i fianchi dell'intero paese. Nè poteva essere altrimenti. Allontanando i capitali dall'agricoltura, per attirarli in imprese fittizie o aleatorie, nei giuochi di borsa, nelle speculazioni edilizie, nelle società anonime; allettando i proprietari a lasciare le occupazioni dei can1pi, per cullarsi nel dolce far niente o per dissipare la propria fortuna, travolti nel turbine della vita cittadina; cacciando i contadini dalla terra che dianzi fecondavano col loro sudore, per sospingerli verso lidi ignoti in cerca di pane e di lavoro; disseccando man mano le fonti naturali dell'operosità e della ricchezza nazionale, con1e potevamo, infiacchiti moralmente e materialmente, non descrivere la curva fatale della decadenza? Li1nitati gli sbocchi commerciali, e colpita al cuore la esportazione delle nostre derrate agrarie - causa una politica doganale 1niope ed immemore dei nostri più vitali interessi - le industrie, che dalle alte tariffe aspetta~ vano la manna promessa - un maggior lucro cioè pel capitale e una più alta misura per le mercedi - videro succedere a poco a poco un'atonia cronica alla rifioritura transitoria del primo momento. Perocchè, ~ssendosi naturalmente, causa la miseria, affievoliti i costumi della classe agricola - che forma il nerbo della nazione - esse non trovarono nel mercato interno le sognate risorse, e si videro invece trascinate anch'esse nella terribile crisi che ora avvolge, tutti indistintamente, protetti e reietti. Sotto il pungolo delle crescenti sofferenze - stimolati dagli apostoli impenitenti di una politica doganale che ha fatto così misera prova, ma di cui vorrebbero prolungare l'esistenza assicurandosi la solidarietà morale di coloro ai quali piì1 nuoce - anche una parte degli agricoltori si pasce oggi della illusione che i dazii protettori possano BibliotecaGino Bianco

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