LA RIVISTA POPOLARE No, non crediamo che il delitto contaminerà la memoria di questo giorno. Non saranno qui liete le ore del primo maggio, come a Londra o a Bruxelles, ma certo non saranno funebri. Un solo proposito degno e serio, un pensiero solo di maggior concordia, vale ben più di tutte le minaccie possibili. Non il terrore, ma, in questo giorno, la speranza; la speranza che presto la candida dea della Giustizia si avanzi, gittate al vento le pagine dei vecchi codici, con1battente contro gli dei, 1nalgrado i loro anatemi, contro i potenti, malgrado le loro armi, e tocchi con le bianche dita, in segno di liberazione, le pallide fronti degli umili che ql:Jesta falsa libertà incatena. Ma, intanto, la trepidazione s'impossessa degli animi, e si veggono già nell'agitata mente sommosse e stragi. Si vede, come già scrisse il De Amicis, « in mezzo a pochi cittadini sospettosi, p·assar la minaccia armata dello Stato » • E pure, col geniale scrittore, pensiamo pur noi che il dì verrà in cui tutti scenderanno dalle case, « uomini e donn·e d'ogni classe, coi bambini per mano e con le rose di n1aggio sul petto ... Le case saranno vermiglie di bandiere, per le strade scorrerà una fiumana vivente, le fronti e. le grida s'alzeranno libere al cielo ... » . Così do~rebbe essere, così in avvenire sarà. Dovrebbero tutti benedire la festa del mondo. Non repressiopi, in alto; non provocazioni, in basso. Le grandi manifestazioni della civiltà hanno da essere civili. Unà festa solenne, come il pensiero della u1nana redenzi9ne, non può nè dev'essere turbata da maleficio alcuno. S'avanza nella sua calma leonina, amato e rispet~ato più' assai che temuto, il lavoratore; a lui la società deve molto, da lui essa ha vita: egli è il sovrano dell'avvenire. A. FRATTI. f . ·Bib.ljoteca Gino Bianco , '- j
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