La Rivista Popolare - anno II - n. 7 - 15 aprile 1894

LA RIVISTA POPOLARE 199 CENNISULLECONDIZIONSITORICHE E SULL 1AVVENIRE DELL'AGRICOLTURA E DEGLI AGRICOLTORI I. Le classi agricole, nel 1nedio evo, anche pri1na che il feudalismo fosse scosso e trasformato, mediante l'abolizione della servitù della gleba, erano in condizioni meno infelici di quelle in cui versano attualmente i nostri contadini. Nè ciò è vero soltanto per i liberi coltivatori delle terre allodiali, i quali peraltro scomparvero quasi completamente nell' vrn e rx secolo, ma è vero ezian<lio per gli stessi servi della gleba, durante il periodo strettamente feudale, ed è più vero ed esatto ancora per i coltivatori liberi proprietari, e per i coloni, che dopo l'affrancamento della servitù rimase:ro sottoposti agli antichi signori, mercè un vincolo puramente economico agrario, diventando enfiteuti della terra, cui prima erano addetti. Neì tempi propri del feudalismo gli storici ordinariamente ci presentano le plebi come infelici vittiine della feroce ed ingorda oppressione dei baroni. E certo non erano conformi all'umana dignità quei rapporti di servitù e di vassallaggio che erano un ricordo dell'antica schiavitù ed una prosecuzione di quella. Molte erano le prerogative baronali e molte le prestazioni ed i servizi reali e personali che i contadini dovevano al signore. Erano essi tenuti alle corvate, ossia ai lavori sul manso dominico, dovevano far trasporti, portar lettere e messaggi, far le scolte al ~astello, pagare il mariiagium e i banni vari e molteplici, riferibili all'uso obbligatorio dei forni, dei torchi, dei mulini e di simili cose d'uso comune della vita; e la loro fedeltà aveva ad essere così ligia che venivano persino obbligati, come a tutti è noto, a battere le fosse di notte acciocchè il gracidar delle rane non turbasse i placidi sonni dei signori. Ma con tutto ciò, che Bibliotec 9 Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==