222 LA RIVISTA POPOLARE· Ma certo egli lo dice perchè sa che fra i deputati molti sono i conigli, i quali, non per amore del paese ma per amor di sè stessi e della propria classe, potrebbero almeno sacrificare qualche loro speciale velleità d'opposizione. Il Ministero, in ogni modo, naviga in cattive acque. Cotesto vecchio parlamentare si è circondato di ministri che sarà necessità butt'are a mare. Se Calenda dei Tavani offende la giustizia, Blanc offende la grammatica. Tutti sono disorientati. E la sola politica è quella che ogni giorno balza alla mente confusa e paradossale, che un' ombra impenna da un momento all'altro, di Francesco Crispi. Ogni giorno che passa segna un grado nella discesa di certi sistemi, e con essi scendono le istituzioni. * * * Continua il processo De Felice, che ci dimostra tutto il lavorìo delle questure per giungere alla condanna di un uomo. Ecco il sistema: si lascia parlare, si tace, si veglia, esagerando, falsando, inventando, e poi si sta in agguato, e quando è giunta l'ora si corre sulla preda, la si ghermisce, e si grida ai quattro venti che l'ordine è salvo. Si potrebbe, in caso, prevenire, ma è più caro e dolce reprimere. E poi con questo sistema si rende un gran servizio a Francesco Crispi. Le sue antipatie personali col De Felice sono ben note a tutti gli agenti, alti e bassi, della questura. Una condanna, e grave, è certa. I giudici militari giudicano per impressione, e quando condannano, non fanno per burla. Non si è militari per nulla: un soldato dev' essere fiero e severo coi nemici dell'ordine. Gli elementi giuridici per istabilire la cospirazione ed altro non si troveranno, ma per quei giudici è la stessa cosa. Non si tratta di giustizia, ma di vendetta. * * * Castelar si è convertito interamente alla monarchia. Ma già erano note le simpatie del grande oratore; già lo si conosceva come il feroce repressore della comune di Cartagena. I nostri monarchici lo scusano, lo difendono, lo lodano. Dicono che v' è del cavalleresco nel mettersi dalla parte della giovine regina rimasta sola a tutelare le speranze e i diritti dell'orfano figlio cli Alfonso XIII; dicono che anzi v' è della pietà. E portano al cielo i meriti della regina, che fa una politica mite, dolce, femminea, e che col suo saper fare permise certe riforme. Castelar, che mesi fa aveva dichiarato al mondo di ritirarsi, come un eremita, dalla vita poìitica, e rifugiarsi a scrivere storie, ora resuscita. Ora aggiungerà alla sua storia mutata una pagina ben poco gloriosa. Dirà la storia vera che il grande oratore fu un grande apostata. Zorilla da Parigi, a ragione, grida al tradimento e chiama il grande oratore col nome di Giuda politico. BibliotecaGino B1anco
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