La Rivista Popolare - anno II - n. 7 - 15 aprile 1894

202 LA RIVISTA POPOLA RE Sicura1nente fu gran n1erito quello di scuotere lo spirito umano, e di rivelare e rompere l'insidioso incanto del vecchio inondo teocratico feudale, dove gli uomini, senza le ribellioni della classe colta e industriosa, sarebbero rimasti irn1nobili in una perpetua soggezione, contenti di un relativo benessere. La borghesia abbattè lo scolasticis1no nella scienza, il dogn1atismo nella religione, il diritto divino nella politica, e proclamò alto il principio della sovranità poµolare. Parlò bene, ma operò male. La libertà e l'uguaglianza riuscirono parole vuote per chi non aveva altri 1nezzi di lotta per l'esistenza, tranne che le proµrie braccia. Ciò che accadde alle classi lavoratrici e al proletariato industriale è ben noto, e troppo dolorosamente noto. Quanto ai coloni, divenuti liberi proprietari dei fondi già enfiteutici, non poterono sostenersi di fronte all' invadente capitale mobile, e vuoi per i debiti contratti, vuoi pel frazionamento per successione ereditaria, presto si videro espropriati dalla borghesia. 1 Il meno male che potè ad essi accadere (specialmente dove la Lorghesia, come in più parti d'Italia, prevalse prima della rivoluzionè francese) fu di passare dalla condizione di proprietari coltivatori a quella di coloni 1nezzadri, conservandosi colla 1nezzadria un simulacro della antica locazione e della antica colonia parziaria, coi pesi e colle prestazioni semi-feudali, di cui abbondano pure oggidì gli scritti colonici. Per 1nodo che il 111enopeggio nello stato dei contadini è oggi ancora quanto ha l'impronta del medio evo. Onde non deve recar n1eraviglia se le popolazioni agricole sono rimaste pressochè indifferenti ai moti rivoluzionari della borghesia, e se si 1nostrano tuttavia <liffidenti e scettiche di fronte alla propaganda democratica e socialista quasi avessero per motto: timeo danaos et dona ferentes. 1 In alcuni paesi, e specialmente in Inghilterra, la spogliazione dei contadini fu operata anche dai signori, e persino con modi violenti, essendo diventato un motto d'ordine: guerra ai tuguri/ BibliotecaGino Bianco

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