La Rivista Popolare - anno II - n. 6 - 1 aprile 1894

166 LA RIVISTA POPOLARE E a questo dualismo, che è debolezza, voleva sottrarsi il politico fiorentino, mettendo le due spade in una mano sola. Quindi la politica ecclesiastica è cosa viva nello Stato italiano, ed oggi più che priina: senza risolvere questa quistio1;e, lo Stato italiano è impotente 'ad esercitare la sua missione, a conseguire il suo fine. Non il papa è il gran prigioniere, 1na molti ministri italiani sono prigionieri del papa. È una politica, intanto, 'che non si può risolvere con la violenza, ma con occhio sbarrato sulla evoluzione lenta della Chiesa e con perfetta notizia delle origini e del fine dello Stato nuovo. Io comprendo come il solo tentare simili quistioni sia pericoloso per un uomo che si presenta ai vostri suffragi. Ma quando mai vi ho detto la mezza verità e a chi ·gioverebbe? Il papa legge il nostro pensiero _come noi leggiamo la Storia del Concilio di Trento, e lo Stato penetra nel n0stro cervello con1e noi nei libri della R_agion di Stato. Eserciti dunque ciascuno l'ufficio suo, e secondo l'ufficio ciascuno parli. La reticenza non fu n1ai la prudenza, e qualche volta oscillò tra il calcolo e la viltà. Starò dunque dove sono stato finora; guarderò la quistione sociale come esigenza umana ed universale, non separandola da quelle quistioni politiche che sono esigenza viva della nazione e dello Stato; in_dicherò le utilità locali, difendendo le autonomie; turberò discretamente i silenzi sulla politica ecclesiastica ed internazionale, affinchè lo Stato italiano delinei sempre 1neglio la sua fisonon1ia innanzi alla nazione, e ·1a sua ragion di essere tra gli Stati. Non è tutto, lo so. Ma tanti <leputati ci sono che sanno tante altre cose, e più d'uno c'è più felice degli altri perchè non ne sa nessuna, e, parlando di tutte, sale BibliotecaGino Bianco

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