LA RIVISTA POPOLARE la voce della Ragion di Stato, dall'altra quella del diritto. Poi caddero i partiti, sparvero le linee di quelle discussioni, e, da pochi in fuori, gli altri dall'uno all; altro estremo della Camera si fecero - socialistoidi. Ma non sono n1orte, se sono inerenti allo Stato italiano ed alla vita nazionale. Quanto più lungo è stato il silenzio più vivaci emergeranno quelle discussioni, e nessuna politica potrà non che risolverle semplicemente tentarle senza interrogare la evoluzione della Chiesa e dello Stato, la continuità nella tendenza delle nostre plebi e nella ispirazione de' nostri pensat.ori, il fine delle nostre rivoluzioni, il carattere di quanti istituti nostrani sopravvissero alle invasioni forestiere. La discussione allora sarà rialzata e a nessun pensante sarà possi Lile sottrarsene. Si vedrà allora quanta lucidezza di mente era in quei nostri precursori che attraverso le tradizioni presentirono l'Italia futura, e, connettendo le quistioni sociali con le politiche, salirono sino all' ideale di una Europa di popoli confederati. Il pensiero di quelli non è superato ancora. Conviene riprenderlo, ed avviarlo verso la naturale soluzione, liberandola a un te1npo dalla piccola politica delle corti e da' moti convulsi di una parte dei diseredati. Co1ne si può dire superato il pensiero di uomini che morirono esuli o sconosciuti, vedendo da lontano appena _quale.be indizio dell'opera loro? Essi raccolsero le tradizioni più connaturate col nostro paese e ne indussero le soluzioni più geniali ed umane; raccolsero la dichiarazione di tutti i diritti e la contemperarono con la coscienza di tutti i doveri; raccolsero tutta la scienza della classe dominante e ne conclusero la redenzione del lavoro per tutta · BibliotecaGinoBianco
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