La Rivista Popolare - anno II - n. 6 - 1 aprile 1894

LA RIVISTA POPOLARE teorico e meccanico; ma l'idea generale ch'egli, con la divinazione del genio pone a base dell'arte della guerra, è pit1 vi va, è pit1 vera che mai: è fondamentale e vera, perchè è semplice e reale. Sarà quindi gran bene cbe i nostri ufficiali studino quest'opera di un italiano e ne accolgano in cuore gli esempi di virtù e di operosità intellettuale; a tutti sarà utile vedere come gli uomini della generazione che ora tramonta, sapessero virilmente prepara.rsi alle sante battaglie che ci hanno data una patria, e per essa degnamente immolarsi. * * * Gli editori Chiesa e Guindani di Milano, successori della casa Galli, si segnalano per una straordinaria attività, e ogni mese volumi e volumi escono dalle loro officine, e tutti hanno una eleganza di formato e di tipo, che gli stessi editori parigini dovrebbero invidiare. Il valore intrinseco di queste pubblicazioni, però, non è sempre lo stesso: vi sono cper'e di merito reale e opere che sarebbe tanto di guadagnato per tutti se non uscissero mai dai cassetti dei loro autori; ma non si può, senza ingiustizia, negare che nella prese.nte fiacchezza industriale e depressione intellettuale, sia meritoria l'operosità dei signori Chiesa e Guindani. Ultimamente essi ci hanno mandati i seguenti volumi: Storie di amore e di dolore, della contessa Lara; Urracca, romanzo di Bianca; Salviamo l'Italia, opuscolo di F. De Amicis; Madri snaturate, dell'avv. Ferriani, e il Sommario della storia letteraria italiana dei signori Ma.rtini e Trevisan. Di tutte queste opere, la migliore è la raccolta di novelle e racconti della contessa Lara. Credo siano già stati pubblicati su per i giornali e le riviste, e, benchè non pretendano a capolavori, sono lavori pregevoli per sentimento e per forma. Bellissimo il racconto La gente povera, nel quale, senza tirate retoricamente umanitarie, senza sovrabbondanza e mistura di colori e di tinte, senza raffinatezza di sentimenti e di parole, la semplice e sobria rappresentazione artistica delle miserie di una sventurata famigliuola di operai vi stringe il cuore e vi spreme le lagrime. Quando entrerà definitivamente nelle menti degli artisti che la realtà è la sola fonte di tutte le vere emozioni? - Il romanzo Urracca dev'essere lavoro di uno che comincia. -È un romanzo di fantasia e d'intreccio; non vi sono intenzioni di studio di caratteri e di ricerche psicologiche, e la forma, cioè lo stile e la lingua, è addirittura mostruosa, tanto che io inclino a credere che l'autore q autrice che sia, appartenga a nazionalità straniera. Però, in fondo, penso che se questa. Bianca sapesse e volesse prepararsi meglio con lo studio, potrebbe riuscire, forse, nel romanzo d' immaginazione, perchè non le manca una certa virttl di costringere l'attenz10ne e di sedurre involontariamente il lettore. Ma sappia che Urracca, come lavoro d'arte, è al disotto anche del biasimo puro e semplice. L'opuscolo del signor F. De Amicis - oh, ironia dei nomi! - è lo sfogo di un paolotto intinto di sentimentalità. Quando si è notato lo stile e la lingua da strapa~zo eh' egli adopera con una certa ridicola BibliotecaGinoBianco

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