LA RIVISTA POPOLARE 1 75 e sociali ora, per que' giudici che non sanno distinguere, son tutti anarchici) e più che presunto il nesso fra quanto avviene poi, e il resto. È una giustizia ad occhio e croce: giustizia orribile, che giudica comandata, dietro sospetti e presunzioni, con istruttorie a volo di uçcello, con forme alla carlona, nell'ignoranza di ogni giurisprudenza, nel dispregio di ogni procedura. Quinta osservazione. Dopo tutto ciò ci resta a concludere che sotto la Restaurazione nel '3 2 e sotto il governo pontificio nel '6 7, la magistratura, in tema di competenza, non tentennava, ma era di un solo avviso, assai più liberale della nostra. Dopo l'eccidio avvenuto al filatoio Aiani furono fatti circa sessanta arresti. L'eccidio avvenne poco prima delle 2 pom. e lo stato di guerra fu procla1nato alle 3 po1n., dello stesso giorno. Imn1ediatamente gli arrestati, de' quali 1nolti avevano preso parte al conflitto, de' quali uno era accusato di aver lanciato una bomba nella via, e tutti erano accusati di cospirazione, furono tradotti a Montecitorio, allora palazzo di giustizia, per l'immediato giudizio. Presiedeva il tribunale di guerra il colonnello Evangelisti; difensori erano l' avv. Annibaldi, eh' era a capo dell'ufficio di difesa dei poveri, l'avv. Bartoccini, l'avv. Palomba, ed altri due. Il ragionamento dei difensori fu breve: il fatto è avvenuto a un'ora e mezzo, il decreto dello stato di guerra è stato affisso alle 3 dal cursore alla porta di Montecitorio, dunque il tribunale non può giudicare ael reato. Il tribunale dichiarò la propria incompetenza. Il dì appresso fu detto da. un cardinale ministro all'avv. Annibaldi che egli aveva reso un cattivo servigio alla causa del pontefice. L'avvocato rispose: lo abbiamo reso grande alla c_ausa della giustizi~. Biblioteca Gino Bianco
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