La Rivista Popolare - anno II - n. 6 - 1 aprile 1894

170 LA RIVISTA POPOLARE reggiaval' intensità del suo an1ore per l'Ungheria pur troppo sord?, alla sua voce. « Hanno spezzato l'asta della bandiera che i vecchi con1battenti avevano tenuta alta e ferma per le dure vie dell'esilio I » Così sdegnosa1nente l'antico patriota ridiceva. L'Ungheria si era adattata alla forma dualistica, aveva accettato i criter1i politici di Francesco Deak. L'Ungheria, non lui, l'antico dittatore; non lui, che preferiva il volontario esilio con tutte le sue inenarralJili 1nestizie e il continuo profondo dolore. Ora egli si erge negli interminati can1pi della storia gigantesco eroe, in alto, assai più che il bronzo di Deak; e sta nell'anima d'ogni n1agiaro come la perla degli affetti, . come il sorriso delle speranze primaverili. Le nazioni anche in apparenza morte si rilevano e vanno, più vive di pri1na e più giovani ancora; le nazioni, che talora se1nbrano prese all'incanto delle illusioni e che, dimentiche dell'antico nome e dell' onore, s1narriscono la retta via, ad un I tratto si scuotono, si pentono, riconoscono l'errore e rialzano ai cieli la fronte. Così avverrà per l'Ungheria, come per ogni nazione, chè tutte aspettano la propria giornata. E il vinto dell'Austria e della Russia ripiglierà la vittoria. Cotesti nomi d'uomini grandi sono fasci raggianti di idee. Sono sintesi infinite, indescrivibili. Sono simboli di profondi sentimenti che valgono più di qualsiasi studiato ampio sistema. Sono viventi profezie che annunziano, come egli diceva, l'avvenimento dei popoli, che vedono già all'orizzonte gli eserciti dei lavoratori marciare innanzi alla conquista dei loro diritti. Dove? come? quando ? Questioni necessarie, ma pure secondarie. y erso la giustizia, con la scienza e con la fede, presto. Certo è che si cammina verso un ben più alto grado di civiltà, e che non si retrocederà più. Lo sappiano tutti Biblioteca Gino Bianco

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