LARIVISTAPOPOLARE POLITICA - ECONOMICAS-CIENTIFICA - LETTERARIA - ARTISTICA ANNO II. FASC.VI. UNAPAROLAAGLIELETTORI I Voi mi eleggeste legislatore quando questo ufficio era universalmente un tito]o di ono1:e e il legislatore entrava nel Parlamento piuttosto circo~dato dalla riverenza pubblica che protetto dalle armi. Oggi io debbo al voler vostro posporre o~ni mio privato riguardo. In voi i disinganj1i non hanno menomato la fede, in me il proposito. ,,. Voi credete nella forza del pensiero e nella redenzione del lavoro, ed io credo. Cose pratiche volete voi, ed io le voglio, con questo di comune che la pratica per noi non è arte di satire a sghembo, di rinnegare sè stesso ogni giorno, movendosi secondo tutte le c9rrenti, di promettere, di sedurre ; è fissare la propria idea·, tracciarne il metodo e con quella salire o sparire. Io, da trent'anni, ho creduto cosa viva la quistione sociale, ma inseparabile_ da' più grandi problemi politici ancora insoluti ; ed ho creduto - anche ne' giorni più 1 Duolci che questo splendidissimo programma, scritto ·con la se- , rena profondità del filosofo e del politico elevantesi sulle piccole questioni, forse giungerà agli elettori di Minervino Murge quando già l'illustre uomo sarà con grande votazione eletto. Non per questo pubblichiamo le sue parole ben volentieri: parole_ elevatissime che rimarranno, quale consiglio ammonitore e educatore, impresse nell' animo di chi unisce senno e sapere alle ·più belle e grandi aspirazioni. {N. d. D.). Bib~iotecaGino Bianco
• 162 LA RIVISTA POPOLARE oscuri - in un grande avvenire italiano, ma derivandolo dalle tradizioni che ricomposero J1unità del paese. Chi non ha vive innanzi alla mente le tradizioni. del nostro pensiero e delle nostre istorie, improvvisa leggi, discorsi, istituti, alleanze, non come uomo di Stato nè come legislatore, bensì come esploratore di qualche isola sfuggita alla civiltà. Perciò, n1entre da una parte nessuna innovazione sostanziale io respinsi sino al giorno che proposi la revisione della legge fonda1nen tale, dall, al tra evocai, in ogni occasione, tutte le tradizioni che da sei secoli dànno indirizzo al no-=>tropensiero, al nostro genio, alla nostra vita nazio?ale, e fuori delle quali, imbastardito il paese, non sarebbe più l'Italia. Che pre1ne se la gente frivola sorrida? Importa che il paese dove fa le leggi non ignori sè stesso. Se c1è nella Camera il diplomatizzante che approva i patti ignoti delle alle~nze, e I1 equilibrista che disegna il pareggio co1 cent<?otto modi di spogliare noverati dal Bruccioli, e il quietista che chiama ordine le offese alla libertà, e il costante· che con pari devozione mette il voto a piè di tutti i ministri, e il necroforo che saluta di un calcio • i ministri caduti, se c1è peggio ancora, lasciate pure che ci sia qualcuno che simuli il delirio, chia.n1ando gli obliviosi a quistioni che paiono morte e sono più vive di dieci parlamenti. La quistione sociale è ardente più che viva, n1a la politita ecclesiastica non è morta se non per i troppo cauti o troppo ciechi; la politica internazionale aspetta imn1inente la più ampia discussione; e sin la scuola è per noi una qu_istione politica di pri1no ordine. Quando io entrai nella Camera queste discussioni si facevano ancora; il dialogo era alto; e da una parte udivo Biblioteca Gino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE la voce della Ragion di Stato, dall'altra quella del diritto. Poi caddero i partiti, sparvero le linee di quelle discussioni, e, da pochi in fuori, gli altri dall'uno all; altro estremo della Camera si fecero - socialistoidi. Ma non sono n1orte, se sono inerenti allo Stato italiano ed alla vita nazionale. Quanto più lungo è stato il silenzio più vivaci emergeranno quelle discussioni, e nessuna politica potrà non che risolverle semplicemente tentarle senza interrogare la evoluzione della Chiesa e dello Stato, la continuità nella tendenza delle nostre plebi e nella ispirazione de' nostri pensat.ori, il fine delle nostre rivoluzioni, il carattere di quanti istituti nostrani sopravvissero alle invasioni forestiere. La discussione allora sarà rialzata e a nessun pensante sarà possi Lile sottrarsene. Si vedrà allora quanta lucidezza di mente era in quei nostri precursori che attraverso le tradizioni presentirono l'Italia futura, e, connettendo le quistioni sociali con le politiche, salirono sino all' ideale di una Europa di popoli confederati. Il pensiero di quelli non è superato ancora. Conviene riprenderlo, ed avviarlo verso la naturale soluzione, liberandola a un te1npo dalla piccola politica delle corti e da' moti convulsi di una parte dei diseredati. Co1ne si può dire superato il pensiero di uomini che morirono esuli o sconosciuti, vedendo da lontano appena _quale.be indizio dell'opera loro? Essi raccolsero le tradizioni più connaturate col nostro paese e ne indussero le soluzioni più geniali ed umane; raccolsero la dichiarazione di tutti i diritti e la contemperarono con la coscienza di tutti i doveri; raccolsero tutta la scienza della classe dominante e ne conclusero la redenzione del lavoro per tutta · BibliotecaGinoBianco
LA RIVISTA POPOLARE la classe soggetta; parlarono lingua di classici alla popolazione delle università e lingua di popolo alla popolazione delle officine; mentre trattavano, per virtù di 1nente, con le potenze da pari a pari, trovarono la parola per la donna e pel fanciullo; presentirono la Giovine Italia nella Giovine Europa, l'esercizio della libertà nella indipendenza del lavoro, la rimozione delle frontiere nella federazione internazionale, la dignità della mente nella 1noralità del carattere. E giungendo al concetto di una letteratura universale e di una trasformazione nella lingua, non chiesero a voi la fede che trasporta le montagne, ma quella almeno che le trafora, per farvi cittadini del n1ondo. È finito davvero tutto questo? Non sono qua i gern1i da' quali noi dobbiamo• svolgere una modernità cosciente? Se questo è un mondo 1norto, e se non sono queste del1' ieri le promesse del do1nani, io non ho più diritto di entrare nella Camera. Ogni mia parola avrebbe la triste indiscutibilità di una affennazione in lingua ignota o arriverebbe come suono di quelle ca1npane sottomarine che per Momn1sen sono indizio di una città sepolta nelle acque. Invece io mi ostino a crederla voce viva e ad affermare che il nostro c6mpito è prefinito: noi dobbiamo siste1nare la 1nente di quelli e analizzarla nelle parti incompiute; e ciò dobbiamo fare' ne' libri, dalle cattedre, dalla tribuna, se no c'è sbalzo non evoluzione, moda non modernità, e cinguettio fiacco di scetticis1no non pensiero forte di fede. Tal è la ragione delle mie evocazioni per procedere innanzi: è fondata sulla eterna legge della storia. Ed ora che mi offre il presente? C'è in ogni tempo per tutti gli Stati un problema comune e q~asi universale, e per ciascuno una o più quiBibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE stioni nazionali. Oggi il problema comune a tutti gli Stati è la quistione sociale, che ha acquistato i caratteri della universalità e quasi di una religione; e particolari allo Stato italiano sono alcune quistioni interne, delle quali due principalmente: il decentramento amministrativo e la politica ecclesiastica . . Noi, quanto al problema sociale, dando un'occhiata alla politica finanziaria che si va svolgendo, non abbiamo fatto nulla per risolverlo e molto per aggravarlo. Forse è impotente lo Stato o incurante il Governo? Forse ogni classe come ogni popolo deve provvedere alla redenzione sua? Non moltiplichiamo le domande, stiamo al fatto: Nulla sinora per risolvere la questione sociale. Un inizio di soluzione, per noi, può derivare dal decentramento amministra.tivo. È un provvedimento vitale ~per l'Italia. Tutte le tradizioni cospirano a ristorare l'autonomia dei comuri~ e delle regioni. L'unità per noi non può essere altro che politica, e se più stringe più dissolve. Coloro che fanno obiezioni, temendo i piccioletti Don Rodrighi locali, ignorano il significato dell'autonomia, l'efficacia degli statuti e la potenza produttiva delle iniziative locali. E il curioso è poi questo, che mentre noi siamo il paese più accentrato d'Europa - meno la Francia - siamo nel medesimo tempo il paese più dualizzato tra due poteri che non sono - intendiamoci - le due spade di Dante, la civile e la spirituale, ma due poteri effettivi, due correnti, due educazioni, due anime, ed in contrasto tale che sfugge ad ogni unità civile e morale. Così si creano gli uomini dal doppio adattamento, che sono i più inservibili agli ordini pubblici. Ed è questo dualismo appunto il motivo massimo che spinge lo Stato a farsi centralizzatore, temendo che dove esso liberi, la Chiesa invada. Biblioteca Gino Bianco
166 LA RIVISTA POPOLARE E a questo dualismo, che è debolezza, voleva sottrarsi il politico fiorentino, mettendo le due spade in una mano sola. Quindi la politica ecclesiastica è cosa viva nello Stato italiano, ed oggi più che priina: senza risolvere questa quistio1;e, lo Stato italiano è impotente 'ad esercitare la sua missione, a conseguire il suo fine. Non il papa è il gran prigioniere, 1na molti ministri italiani sono prigionieri del papa. È una politica, intanto, 'che non si può risolvere con la violenza, ma con occhio sbarrato sulla evoluzione lenta della Chiesa e con perfetta notizia delle origini e del fine dello Stato nuovo. Io comprendo come il solo tentare simili quistioni sia pericoloso per un uomo che si presenta ai vostri suffragi. Ma quando mai vi ho detto la mezza verità e a chi ·gioverebbe? Il papa legge il nostro pensiero _come noi leggiamo la Storia del Concilio di Trento, e lo Stato penetra nel n0stro cervello con1e noi nei libri della R_agion di Stato. Eserciti dunque ciascuno l'ufficio suo, e secondo l'ufficio ciascuno parli. La reticenza non fu n1ai la prudenza, e qualche volta oscillò tra il calcolo e la viltà. Starò dunque dove sono stato finora; guarderò la quistione sociale come esigenza umana ed universale, non separandola da quelle quistioni politiche che sono esigenza viva della nazione e dello Stato; in_dicherò le utilità locali, difendendo le autonomie; turberò discretamente i silenzi sulla politica ecclesiastica ed internazionale, affinchè lo Stato italiano delinei sempre 1neglio la sua fisonon1ia innanzi alla nazione, e ·1a sua ragion di essere tra gli Stati. Non è tutto, lo so. Ma tanti <leputati ci sono che sanno tante altre cose, e più d'uno c'è più felice degli altri perchè non ne sa nessuna, e, parlando di tutte, sale BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE più lesto. Ma voi sapete che in politica il posto è deter1ninato non dal· grado, ma da un'idea, e che si può essere stato due volte ministro senza essere stato uon10 una volta sola. In questa Napoli il duca di Ossuna, vicerè, guardò e tagliò le corde alla bilancia di un doganiere dicendo che i frutti della terra erano del popolo. Quel giorno secondò il consiglio di un filosofo carcerato che gli diceva il inondo delle idee essere quello della realtà vera. In nome di quel mondo vi ho rivolto la parola. Il resto - qualunque nome assuma e qualunque parvenza - non val niente. Grov ANNI Bovio. LUIGIKOSSUTH ~ V'è una con1unanza nei destini dell'umanità ». Così scrisse Kossuth ne' Ricordi e scritti del mio esilio, ·1 in quelle pagine sparse a cui gli storici futuri attingeranno preziose notizie. V'è una comunanza anche nei dolori dell'umanità, v'è una comunanza nei lutti, .come nelle memorie. come nelle speranze. Sembra sia sparito dalla terra uno de' nostri vecchi grandi, uno dei rari, uno degli ulti1ni che videro per un'ora . . le cime della gloria e per lunghi anni le vie dell'esilio, che lottarono soli contro un impero, nobilmente e accanitamente, che furono, pei giorni onorati del pericolo, la folgore che scrosciando colpisce una montagna che scoscende. 1 Ed. E. Plon et Cie • Paris, I 880. /
168 LA R !VISTA POPOLARE La folgore fu il nome, il carattere, la fibra di Kossuth. La montagna fu l'Austria. E quel nome, che ora si ripete, come mesta onda sonora, dalle estreme plaghe della nostra penisola sino al più lontano lembo di terra ove palpiti cuore di magiaro, quel no1ne per cinquant'anni si levò sovra i miasmi poli6ci, sovra le nebulosità diplomatiche, sovra ogni bassezza e ogni servilità, nitido e lucente come l'original 1nonogramma delle genti magiare, confondentesi con i più santi ricordi di una nazione ora vinta, ora ingannata. Bisognerebbe ritessere alcuni anni di storia per i dimentichi. Bisognerebbe narrar loro quanto que' grandi vec·- chi, umili ed alti, patirono solo a porre sul tappeto la questione della propria patria spenta. E quando, dopo la capitolazione di Villagos, il dittatore fu costretto ad allontanarsi, con una violenta tempesta di dolori nell'anima, com' egli scrive, nessuno può imaginare i secreti affanni di lui che se n'andava lontano, errabondo, senza patria, in braccio alla cieca ventura come tavola di vascello gittato dall'uragano su una spiaggia nuda. Un ufficiale turco dopo la capitolazione, nel non1e di_ Allah, con occhi bassi gli chiese di consegnargli la spada. E aveva ben ragione di tenere rivolto a terra lo sguardo, egli, turco, che disarmava un magiaro. Kossuth, senza versare una sola lagrima, gliela consegnò. L'ufficiale gli augurò di riposar bene (come P.UÒ riposare un esule) e lo lasciò solo col suo dolore. E da quel dì il dolore fu a lui il fedele compagno della vita. Nell'abbandonare la patria prese un pugno di terra e la baciò, commosso. Or sono cinque anni un nume- , roso pellegrinaggio di patrioti ungheresi portò al vegliardo un argenteo vaso ripieno di terra della sua patria. Egli versò quella terra e la ribaciò, pjangendo come un fanciullo. Biblioteca Gino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE Quei pellegrini della libertà, al contrario di quanto pensano .e fanno i pellegrini della reazione, ricorda vano il giorno in cui egli, già nella giovinezza spre_zzato, già carcerato per lunghi anni, come oratore, salì nel '49 alla tribuna, allorchè l'Austria aveva vinto· l' Itali-a, e da per tutto erano vittime, e il terrore de' governi era pari al dolore dei popoli; e lui, il dittatore, dalla tribuna chiedeva soldati e danari, incoraggiava alla leva in n1assa, iniziava la resistenza, con ardore, con fuoco, con eloquenza tale che si convertì in commozione e gli troncò la parola. Quei pellegrini ricordavano l'esule che continuò a porre per lungo tempo davanti all'Europa la questione ungherese. Anzi tutto è necessario vivere. Trarre dalle tenebre alla luce una nazione: ecco il primo dovere di quelle anime immense, irriso dalle picciolette anin1e dei pigmei che vengono poi, dopo l'era dei sacrifici ineffabili, nel momento ciel raccolto. Ma egli pure, come in più alto grado Maz~ zini fra noi, una patria diversa avrebbe voluto. « Conquistare per la questione ungherese un posto al sole è conquista tale che abbandonarla è delitto » • E quella conquista fu abbandonata. Allora, egli sì. fiero già contro i· nemici della sua nazione, lo divenne contro la sua nazione stessa .. Allora il la1nentevole addio alla sua terra, alla terra degli affanni, l'addio che gli ungheresi sanno a memoria, divenne non solo Hn' imprecazione, una maledizione all' Austria, ma a coloro che mentirono le antiche promesse e la fede." Egli non era cospiratore ardimentoso, nè iniziatore di battaglie epiche, non• aveva tempra eroicamente pugnace; era uomo. di toga, era calmo, incerto talora, calcolatore, diplomatico, nel senso elevato della parola, ma pure spesso dalla serenità del-suo -animo- escivano lam·peggiamenti e fian1me, e l'odio contro l' irnpero austriaco pa-
170 LA RIVISTA POPOLARE reggiaval' intensità del suo an1ore per l'Ungheria pur troppo sord?, alla sua voce. « Hanno spezzato l'asta della bandiera che i vecchi con1battenti avevano tenuta alta e ferma per le dure vie dell'esilio I » Così sdegnosa1nente l'antico patriota ridiceva. L'Ungheria si era adattata alla forma dualistica, aveva accettato i criter1i politici di Francesco Deak. L'Ungheria, non lui, l'antico dittatore; non lui, che preferiva il volontario esilio con tutte le sue inenarralJili 1nestizie e il continuo profondo dolore. Ora egli si erge negli interminati can1pi della storia gigantesco eroe, in alto, assai più che il bronzo di Deak; e sta nell'anima d'ogni n1agiaro come la perla degli affetti, . come il sorriso delle speranze primaverili. Le nazioni anche in apparenza morte si rilevano e vanno, più vive di pri1na e più giovani ancora; le nazioni, che talora se1nbrano prese all'incanto delle illusioni e che, dimentiche dell'antico nome e dell' onore, s1narriscono la retta via, ad un I tratto si scuotono, si pentono, riconoscono l'errore e rialzano ai cieli la fronte. Così avverrà per l'Ungheria, come per ogni nazione, chè tutte aspettano la propria giornata. E il vinto dell'Austria e della Russia ripiglierà la vittoria. Cotesti nomi d'uomini grandi sono fasci raggianti di idee. Sono sintesi infinite, indescrivibili. Sono simboli di profondi sentimenti che valgono più di qualsiasi studiato ampio sistema. Sono viventi profezie che annunziano, come egli diceva, l'avvenimento dei popoli, che vedono già all'orizzonte gli eserciti dei lavoratori marciare innanzi alla conquista dei loro diritti. Dove? come? quando ? Questioni necessarie, ma pure secondarie. y erso la giustizia, con la scienza e con la fede, presto. Certo è che si cammina verso un ben più alto grado di civiltà, e che non si retrocederà più. Lo sappiano tutti Biblioteca Gino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE questi preti che inondano Ron1a, come n1acchie nere in un oceano di luce, lo sappiano tutti questi liberali odierni tre1nanti di paura e invocanti le fiere repressioni. Non si r~trocederà più. Quando gli antichi magiari andavano alla guerra, il portabandiera non aveva speroni affinchè gli fosse impossibile fuggire. Dietro è l,onta e la rovina, avanti è l'~nore e la salvezza. Ma v'è l'ignoto? Meglio, in caso, l'ignoto, di quello che cotesta troppo nota bassezza presente. O voi che tuttora decantate l'alleanza austriaca, tenete conto di questa universale spontanea manifestazione di lutto per la morte del gran nemico dell'Austria. L' imperatore ha traversato testè l'Italia, nel comune silenzio. Vi era ben più del funebre in quel rapido viaggio. La salma di Kossuth ritorna alla patria. Eljen Kossuth ! Ritorna alla patria ch'egli divina1nente amava. È sì bello questo a1nore quando è spoglio di ogni egoismo. Ritorna alla patria la salma di chi la patria incarnò nell'animo fedele. Veggono in visione i magiari un bel giorno in cui attraverso ai vecchi ruderi feudali e dinastici passi altera e fiera una gran cavalcata e vada alla conquista dello Stato franco che ·Kossuth vedeva nei sogni del suo animo perennemente giovine. Egli sarà alla testa dei baldi caval ieri come il Douglas. della leggenda scozzese, dopo che fu morto sul campo di Otterburn. Egli, cioè un'idea, un· p~incipio, un sentin1ento. E sarà unanime il grido: El:ftn Kossuth ! Non per idoleggiare un uomo, bensì per adorare, ritti in arcione, con l'arme in pugno, gli umani concetti della nuova civiltà contro, alla presente decorata barbarie. A. FRATTI. Biblioeca GinoBi9 nco
LA RIVISTA POPOLARE LA'COMPETENZDAEI TRIBUNALIMILITARI Sulla grave questione hanno già scritto molti che sanno di leggi assai più di quello che io sappia, e già ne parlarono saviamente i difensori del Molinari. Scriverne ora può esser sempre cosa buona, n1a, necessariamente, poco utile e senza sapore di opportunità. In ogni modo anche la Rivista vuole esprimere il proprio . avviso. Pri1na osservazione. Ci è se1nbrato, com' è sembrato alla generalità del pubblico, che il Procurator Generale, senatore Auriti, abbia voluto dire e non dire, ammettere e non ammettere, salvare capra e cavoli, cioè la capra anarchica e i cavoli militari. Povero vecchio illustre, dopo tante elucubrazioni, per settimane intere, nella solitudine del proprio gabinetto. Seconda osservazione. La questione gravissin1a, che era stata già accortamente accennata dall' intelligentissitno consigliere relatore, quella della costituzionalità dello stato d'assedio, mentre fu appena svolta dagli egregi difensori, non fu per nulla discussa dal Procurator Generale. E allora a che le leggi? A che scervellarsi ora per riempirne il vuo~o? Quando la necessità di difesa provvede alla deficienza di leggi e di regola1nenti, e giustifica ogni arbitrio o irregolarità, si potrebbe anche strappare qualche superflua pagina di codici. Terza osservazione. È però giusto osservare cl)e i tribunali. militari hanno avuto un gran colpo tra capo e collo dalla sentenza della Cassazione. Un colpo che ratifica il giudizio già dato intorno a loro dal senso comune di quanti pensino liberamente. Biblioteca Gino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 1 73 In breve, si è detto loro: avete assunto una cornpetenza che non vi spettava, avete quindi arbitrarian1ente condannato. Avete commesso un grave errore di diritto e un grave errore di fatto. Il Molinari dovrà rispondere di quanto disse nella nota conferenza, ma per altro reato e non davanti a voi. La sua conferenza non sta al moto carrarese, come la causa all'effetto. Ecco un grande vostro sproposito, o giudici militari. Allora bisognerebbe procedere · contro tutti. i giornali anarchici che prima del fatto eccitarono gli animi. Gittarono essi, probabilmente, i semi della rivolta; dovrebbero, in caso, rispondere di contravvenzione all'art. 247 del Codice penale, n1a è grossolano errore sentenziare ch'essi debbono rispondere di eccitamento alla guerra civile. E, dopo tutto, nella fattispecie, mancano tutti gli estremi del reato. Quarta osservazione. Se tutto questo va bene, non possiamo convenire nella competenza dei tribunali militari rispetto all'associazione a delinquere. Il Procura tor Generale non disse che l'associazione era provata. Il Molinari, disse, ha confessato che vorrebbe l'uomo assolutamente libero; dunque egli è nemico di ogni autorità, dunque deve punirsi. Il ragionamento,_ già fatto altre volte da sì illustre cariatide della legge, è subito ro. vesciato, se si aggiunga, che quello è il remoto ideale, n1a che si sa bene, anche dagli anarchici stessi, che almeno una larva di autorità esisterà certo per lungo ordine di anni, e che i maestri di anarchia, come Bakounine, vogliono federazioni di comu_ni repubblicani; dunq11e repub- .. blica, cioè governo costituito per quanto mai libero, vincolo federale, per quanto mai lento, e costituzione di comuni, per quanto autonomi. Col ragionamento del ·P. M. (poveri vecchi cui sp~ra nell'arida eruditissima mente la circostante aura conservatrice che spira nelle chiuse aule · Biblioteca Gtno Bianèo
1 74 LA RIVISTA POPOLARE delle Corti e del Senato e non respirano l'aura che vien di fuori, co111edegenti che temano i raffreddori, come cronici che temano di morire!) col suo ragionamento forse si potrebbe colpire anche l' illustre De Molinari o un sociologo anche più illustre, Erberto Spencer. Col suo ragionamento Carlo Pisacane col suo Saggio della Rivoluzione finirebbe peggio che il Grave in Francia. Ma ci chiediamo: perchè questa competenza arbitraria? Se un anarchico ebbe rapporti per un dì, o per un mese, per un dato periodo di tempo, con altri di Massa, vale ciò a costituir l'associazione? Una relazione passeggiera è reato? O è reato una specie di associazione spirituale? Comprenderemmo che istituito lo stato d'assedio si scuoprisse che veramente c'era nel Carrarese un' associazione, e che cotesta associazione non era fatto momentaneo, fatto eh' ebbe principio e fine prima della promulgazione dello stato d'assedio, ma fatto· pennanente, e ciò provato con dati chiari, r:ion semplici oscure indirette deposizioni di denunziatori; con1prenderemmo una pena, dato sempre che il mezzo e il fine fossero delittuosi. Ma affidare e confennare la facoltà di sì enorme ar- _bitrio a' tribunali militari è indegno di chi an1111inistra nelle alte sfere la giustizia. Domani possono essere carcerati tutti coloro che anche per accidente si sono recati qua e là a parlare ad operai. Avviene, per caso, qualche tumulto, dopo un 1nese, o due, o un anno (perchè per la competenza non è in tal modo stabilito un limite), e si arrestano, in genere, tutti, conferenzieri ed operai ascoltatori. L'associazione è provata subito dalla sola asserzione di un agente di questura o di una spia secreta se non in1aginaria; eh' essa sia fondata a delinquere, si presume, si presume che anche i non anarchici lo siano (mazziniani BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 1 75 e sociali ora, per que' giudici che non sanno distinguere, son tutti anarchici) e più che presunto il nesso fra quanto avviene poi, e il resto. È una giustizia ad occhio e croce: giustizia orribile, che giudica comandata, dietro sospetti e presunzioni, con istruttorie a volo di uçcello, con forme alla carlona, nell'ignoranza di ogni giurisprudenza, nel dispregio di ogni procedura. Quinta osservazione. Dopo tutto ciò ci resta a concludere che sotto la Restaurazione nel '3 2 e sotto il governo pontificio nel '6 7, la magistratura, in tema di competenza, non tentennava, ma era di un solo avviso, assai più liberale della nostra. Dopo l'eccidio avvenuto al filatoio Aiani furono fatti circa sessanta arresti. L'eccidio avvenne poco prima delle 2 pom. e lo stato di guerra fu procla1nato alle 3 po1n., dello stesso giorno. Imn1ediatamente gli arrestati, de' quali 1nolti avevano preso parte al conflitto, de' quali uno era accusato di aver lanciato una bomba nella via, e tutti erano accusati di cospirazione, furono tradotti a Montecitorio, allora palazzo di giustizia, per l'immediato giudizio. Presiedeva il tribunale di guerra il colonnello Evangelisti; difensori erano l' avv. Annibaldi, eh' era a capo dell'ufficio di difesa dei poveri, l'avv. Bartoccini, l'avv. Palomba, ed altri due. Il ragionamento dei difensori fu breve: il fatto è avvenuto a un'ora e mezzo, il decreto dello stato di guerra è stato affisso alle 3 dal cursore alla porta di Montecitorio, dunque il tribunale non può giudicare ael reato. Il tribunale dichiarò la propria incompetenza. Il dì appresso fu detto da. un cardinale ministro all'avv. Annibaldi che egli aveva reso un cattivo servigio alla causa del pontefice. L'avvocato rispose: lo abbiamo reso grande alla c_ausa della giustizi~. Biblioteca Gino Bianco
176 LA RIVISTA POPOLARE Avremmo voluto dalla Cassazione una sentenza meno ambigua. Avre1nmo voiuto che un raggio di giustizia avesse rotto cotesta monotona caligine di sentenze che 1nacchinalmente emettonsi, senza tregua di un giorno, allivellando tutti, rei e innocenti, e giudicando come si fa per contravvenzioni. Meglio la legge stataria nella sua brutale franchezza che cotesto preteso rispetto di forme procedurali e cotesta ipocrisia di legalità. Meglio il vecchio sistema austriaco. Meglio un affilato spadone che trapassi, di quello che una ammodernata macchina di tortura dipinta a tre colori. TÉSSALO. DALLECAVE CARRARESI Come carattere predominante m tutte le classi sociali della nostra regione vi ho additato il disprezzo alle leggi. Ciò non deve però interpretarsi come offesa, chè tale non può essere mai l'osservazione scientificamente diretta, sibbene come la constatazione di un fatto del quale debbono rintracciarsi le fonti, mentre indubbiamente se ne vedono le conseguenze. Il fenomeno accennato si manifesta come la affermazione incondizionata dell'io, di fronte all'aggregato sociale. È un vero e proprio fenomeno d'individualismo, esaminato sotto questo punto di vista. N~i rapporti poi più semplici, da uomo a uç>mo e spesso è pur troppo un fenomeno di egoismo bello e buono. A produrlo hanno concorso molti elementi, e più di tutto l'ordinamento della proprietà nella nostra regione. In base alle antiche leggi sulle cave di marmo emanate dai Cybo e dagli Estensi, leggi che sono tutt'oggi in vigore, il sistema della occupazione fu ed è la fonte di tutte le proprietà marmifere. Ad ognuno è lecito tentare l'escavazione negli agri comunali. Fatto il così detto tentativo e marcatolo delle proprie iniziali, può chiederne al comune la concessione in livello perpetuo, nè il comune può rifiutarsi. BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 1 77 Questo per legge. Ove insorgano contestazioni sul diritto di priorità ad ottenere la concessione, decidono i tribunali. Tutte le grandi fortune in materia di cave si formarono così. È la lotta dell'uomo contro l'uomo alla conquista di un pezzo di agro marmifero, consacrato dalle leggi in vigore, le quali a lor volta non sono che il riconoscimento delle antichissime consuetudini. Ognuno vede di leggieri quale sorta di carattere speciale le nostre popolazioni abbiano dovuto formarsi in mezzo ad un simile ambiente. Notisi che quasi mai si riesce ad ottenere la concessione senza passare attraverso ad un lungo e dispendioso litigio dal quale purtroppo si sprigionano sempre correnti potentissime di odio fra le parti e le loro clientele. Nè le liti cessano a concessione ottenuta. Chè anzi tutte le volte che si fanno lavori importanti specialmente sul confine si riaccendono aspre ed accanite. In forza della legge sulle cave il comune, originario proprietario degli agri marmiferi, dovrebbe avere una sorveglianza sulle cave nell'interesse del commercio e dell'industria, ma questa parte della iegge può dirsi andata in disuso nonostante i recenti conati di rimetterla in onore. E le cave sono sempre purtroppo un campo di lotta dove potrebbe dirsi coll' Hobbes: homo homini lupus, senza pericolo di esser tacciato di esagerazione. Or se si pensi che tali sono le condizioni morali del capitale, giacchè massima parte ne sono le cq,ve, non parrà strano lo asserire che le condizioni morali degli operai debbano essere, sebbene sotto altra forma, inspirate però allo stesso concetto. In lotta ogni giorno col pericolo imminente dal .quale non vi ha chi lo difenda, se non la propria azione diretta; esposto in caso di disgrazia a languire per inedia senza che l'opera sociale soccorra ad alleviare la sua miseria; quale concetto può egli formarsi di questa società alla quale si vorrebbe costringerlo a prostrarsi ? L'esempio poi è per lui assolutamente contagioso e letale. Ne consegue che i distintivi del suo carattere sono la fiducia esclusiva in sè e nelle proprie forze, la incuria assoluta del- . l'avvenire e quindi una tendenza continua a svincolarsi da quella solidarietà sociale che, per essere efficace, dovrebbe essere da tutti voluta e praticata. È contro qùesta tendenza antisociale e che rende possibile il dilagare dell'anarchismo cui occorrerebbe porre freno con tutti quei mezii che il moderno imperfetto ordinamento economico promette di usare. E non basta fare come certuni che credono di interpretare il momento e ]a esasperazione di non pochi, collo imprecare all'operaio, alla sua ignoranza., ai suoi sfrenati appetiti. BibliotecaGinos·anco
LA RIVISTA POPOLARE L'operaio a sua volta, considerato come fatto morale, non è che un risultato sociale, e le colpe sue sono colpe della società, e di quella società nella quale, se non sarebbe nuovo, sarebbe sempre d'occasione il dire che chi è senza peccato scagli la prima pietra. E basta per oggi. PANTALEONE DEL NERO. ... SURSUM O milùm di begli ot:clzidel cielo Da' tremolanti e verdi ammicchi strani, Se aveste abitator, ben che lontani, Voi sentireste il mio spirito anelo. Questa, ove sto, mi par, come zn un veio Fitto ravvolta Iside rea, d'umani Mostri orrenda prigiòn senza dimani, Intorpiddi da perpetuo gelo. Talora, al meno vil, goccia dagli occhi Gonfi una stilla calda di dolore; Ei lasciala cadere: ecco, a ginocchi Balza un di sotto e lo pugnala al cuore. Pianger su' 1nali altrui, pianto è da sciocc/1i: Il pianto chiama sangue e non amore. PAPILIUNCULUS. BibliotecaGino Bianco
,> LA RIVISTA POPOLARE 1 79 MOVIMENTPO LITICO-SOCIALE La Riforma Sociale è il titolo di una nuova Rivista di scienze politiche e sociali, che sarà diretta dal prof. F. S. Nitti ed escirà fra breve coi tipi di L. Roux. Essa 11011 sarà inspirata ai critert di 1 questa o quella scuola sociale. In essa· scriveranno vari pubblicisti esteri. Nel primo numero vi scriveranno lo Schmolla, professore di tccnomia nell'Università di Berlino, l'inglese Fotter sul « Salario del sudore », lo Schul!ern sulla « Legislnione sociale 111 Au5tria », il nc•stro Sa/violi sui « Gabellotti e éontadini nella zona dei latifou~li di Sicilia », il Loria « Sulle basi dell'imposta progressiva >>, il UTorms « Sugli studii sociali in Francia >>, il Colajanni, il Ceffi, il Dalla Volta, sui casi di Sicilia, sull'aumento del prezzo del sale, sull'insegnamento economico in Italia, ecc. Noi facciamo auguri i alla nuova consorella. Tutto ciò che riguarda la seria coltura è provvido e grato avvenimento. * * * L'agitazione in Inghilterra è grande contro la Camera dei Lordi, per avere essa rifiutato di ratificare il bili adottato dalla Camera dei Comuni, che attribuisce, in modo generale e obbligatorio, ai padroni la responsabilità degli accidenti del_ lavoro. I Lordi pretenderebbero che si continuasse a lasciare liberi gli operai di assicurarsi da sè stessi, quando vi trovino il loro vantaggio. È questo un oaso dove la libertà,_ che è santa per sè stessa, può esser fatale ai lavoratori. I conservatori, per loro comodo e interesse, la mvocano. Si organizzano comizi, si tengono conferenze per protestare contro l'ipocrisia egoistica dei Lordi. * * * Al Congresso socialista di Vienna intervennero I 50 delegati provinciali. Furono pure invitati i deputati tedeschi Bebel, Singer e Gerisch. Bebel, assai applaudito'. tenne un discorso sull' importante questione dello sciopero generale come ultima ratio della lotta per il suffragio universale. Biblioteca Gino Bianc·o
180 LA RIVISTA POPOLARE Il Congresso, dopo otto giorni di discussione, ha respinto il progetto di riforma elettorale presentato dal Governo, come irrisione alla classe operaia. In caso, ultima ratio, Io sciopero in massa, se la borghesia dominante vi costringe i lavoratori. Ha àeliberato di appoggiare gli operai delle miniere cl' Austria, se credano giunto il mor'nento d'iniziare l'agitazione per la giornata di otto ore. Una proposta intesa a rifiutare il pagamento delle pigioni delle abitazioni, in caso di eventuale sciopero, fu respinta a gran maggioranza. * * * La solidariètà negli scioperi. - Le sottoscrizioni in Inghilterra a favore degli scioperanti hanno raggiunto la somma di lire sterline I 30,000 (L. 3,250,000) che è passata in mano di M. Enoch Edward), tesoriere della Federazione dei minatori della Gran Bretagna. Su questa somma, 2,075 ,ooo lire furono sottoscritte in forma di quote settimanali dai minatori che avevano ripreso il lavoro. Le sottoscrizioni pubbliche furono sorprendenti: la Daily Cltronicle raccolse più di L. 300,000, e il Sun L. 125,000. È davvero un grande esempio di solidarietà sociale? * * * Le otto ore in Ingltilterra. - All'esempio già dato dal GoYerno hanno risposto molti industriali nei loro opifici. L' Alkali-Union (fabbrica di prodotti chimici) che impiega 12,000 operai, la grande fabbrica di munizioni di .Kynoch, e tante altre a Sunderland, a Manchester, a Sheffield, a Birmingham e in altri centri industriali hanno già limitato ad otto le ore di lavoro. John Burns, il notissimo deputato operaio, valuta a incirca 100,000 gli operai del governo che hanno già ottenuto la riduzione delle otto ore senza diminuzione di salario. * * * . Il bilancio dei socialisti tedeschi. - Il Vorwaerts pubblica il resoconto delle entrate e spese del partito socialista nell'esercizio 1892-93. Le spese hanno superato le entrate di L. 75,000, disavanzo che è stato subito colmato dagli avanzi dell'esercizio precedente e da uno stralcio sui fondi di riserva. Questo deficit, puramente passeggiero, proviene dalle spese eccezionali per le elezioni del '93, perchè, del resto, negli anni scorsi le BibliotecaGino Bianco
LA _RIVISTA POPOLARE 181 entrate superarono sempre le spese, e la cassa del partito, al contrario delle ·nostre casse vuote, è ricchissima. * * * Anche a Berlino si cominciano ad applicare le otto ore di lavoro. Una decisione del borgomastro introduce questa riduzione per gli operai giornalieri della capitale. * * * Congresso operaio in Norvegia. - La Federazione norvegese non è socialista: essa raccoglie nel proprio seno operai di varie gradazioni. È composta di 13 ,ooo aderenti, 14 Associazioni nelle città, e 64 nelle campagne. Nel Congresso si votò, con 44 voti contro 8, la riduzione della giornata di lavoro a otto ore, e l' obbligo nello Stato e nel Comune di metterle subito in pratica. Poi si votò un ordine del giorno in favore della riforma elettorale. * * * Congresso internazionale per gli infortuni sul lavoro. - D'accordo fra il ministro del commercio on. Boselli, il sindaco di Milano ed il presidente della Cassa nazionale per gli infortuni sul lavoro, è stato costituito il Comitato organizzatore del Congresso internazionale per gli infortuni suJ lavoro, che si terrà a Milano nel mese di settembre del corrente anno. Presidente del Comitato è il sindaco di Milano ; vicepresidenti ne sono il senatore comm. Aldo Annoni, vicepresidente della Cassa di risparmio di Milano, e l' on. Luigi Luzzatti. Il Comitato si adunerà in Milano il giorno 3 aprile p. v. per stabilire il programma del Congresso. * * * Ntll' Istria, ad Ortera, vi è stata vittoria completa della lista nazionale nelle elezioni amministrative. I pochi slavi (contadini) di Fontana Geroldia e di San Lorenzo votarono coi liberali italiani, dichiarando di sentirsi ad essi fratelli, avendo con essi comune il linguaggio e il pensiero, se non l'origine. In tutti e tre i collegi vinsero a gran maggioranza tutti i candidati del partito liberale italiano. Un odierno telegramma annunzia che per domenica prossima preparansi feste per l'ottenuto successo.· Biblioteca Gino Bianco
182 LA RIVISTA POPOLARE * * * Il monumento a Guglielmo I. - Nella discussione al Reichstag germanico il deputato Singer dichiarò che i suoi amici non avrebbero votato un centesimo solo dei 4 milioni chiesti dal Governo per il monumento. I socialisti, egli disse, non hanno riconoscenza per colui che per dodici anni mantenne contr' essi le leggi eccezionali. Se i conservatori lo vogliono, sborsino essi il denaro. Nell'attuale situazione economica è delitto pensare a simili progetti. Poi aggiunge, che i socialisti-democratici voterebbero contro anche SP. il paese nuotasse nell'abbondanza. L'oratore suscita un vero pandemonio. Bebel dice che i socialisti non fecero mai mistero dei loro senti- - menti antimonarchici. * * * La bacteriologia è importantissima per la questione sociale. Il sig. Gibier lo ha vieppiù dimostrato a N e,v-York, in un gran disc )rso, inaugurando l'Istituto Pasteur, col quale insistè nel fatto che lo studio degli organismi contagiosi è la base scientifica dell'igiene, e deve avere una grandissima importanza per quelli che cercan migliorare le condizioni dei miseri. Egli parlò di certe infezioni o contagi, i cui germi si moltiplicano, divengono in certo modo audaci, e dopo esser rimasti per vario tempo celati nell'ombra dei vicoli sudici, si espandono all'aria libera nei quartieri signorili, entrano nelle case de' ricchi, e vi portano dolore e morte. Avviso ai ricchi oziosi e noncuranti. Avviso a coloro che badano, nelle città, solo ali' igiene delle piazze e vie centrali. Il signor Gibier già scriveva in un suo libro: « La miseria del povero distilla un fiele amaro e virulento che filtra sino nella coppa del ricco e contamina le vene de' suoi figli ». La bacteriologia dimostra con l'esperienza tale verità, e con ciò è provata la grande importanza, dal punto di vista del benessere generale, di questa nuova scienza, che ha per fondatore l'illustre Pasteur. * * * In Austria-Unglieria, per prevenire 1 conflitti, oramai così frequenti, tra operai e padroni, vi sono tre giurisdizioni speciali, differer.ti per la forma e per la competenza: 1° I tribunali industriali, creati nel 1869, ed analoghi a quelli dei probi-viri vigenti in Francia; BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 2° Le Commissioni d'arbitri, create nel 1888, composte dai membri di una corporazione di mestiere ; 3° Il collegio d'arbitri,' che regola le differenze fra padroni e _operai. ' E un'organizzazione molto semplice e molto e~cace per prevenire le difficoltà che insorgono così spesso fra operai e padroni. Infatti, di tutte le liti che insorgono, due su tre vengono composte da una delle tre nominate giurisdizioni. * * * L'assicurazione degli operai è regolata m Austria da due leggi, m caso di accidenti o di malattia. In questo paese, il diritto dell'operaio ad una indennità è assolutamente indipendente dalla colpa dèl padrone; esiste per il solofatto del/' accidente, senza alcuna distinzione, ed anche se l'accirlente risultasse volontario. Come conseguenza logica, l'as~icurazione contro gli accidenti è obbligatoria per certe determinate categorie di operai. Tutte le Casse di assicurazione funzionano separatamente, ma hanno un fondo di riserva comune, e sono sottomesse al controllo del mi- ' nistro degli Interni. La legge di assicurazione è applicata in 78,883 stabilimenti della · grande industria. Gli operai assicur.ati sono 892,240. In Austria vi sono pure 2 557 Casse di soccorso in caso di malattia e contano I ,248,436 membri. Di altre Istituzioni diremo brevemente. Nel 1889 si contavano 1336 Società di prestito, s'intende a base cooperativa; 2 39 Società di consumo e 3 I 3 altre Società cooperative diverse. I * * * L'agitazione in Romagna contro le nuove tasse continua. A Lugo, a Cotignola, ove fu tenuto un Comizio imponente, a Bagnacavallo, a Traver?ara, ove pure si terrà altro Comizio, l'agitazione s1 estende. · L' on. Imbriani, invitato, ha risposto, scusan_dosi di non potere intervenire, ma ammonendo che « resistere alla rapina fiscale è obbligo italiano ». Onor. Imbriani, art. 247 del C. P. ! Biblioteca Gin0 Bianco
LA RIVISTA POPOLARE VARIETÀ La fine del mondo. Ecco, secondo l' .l-Ierald, le sei ultime ipotesi scientifiche sullo scombussolamento del globo terracqueo ... : 1° La superficie della terra diminuisce di giorno m giorno; dunque la razza umana è condannata presto o tardi ad essere annegata; 2° Il ghiaccio si accumula gradatamente al Polo Nord. Verrà un giorno in cui la terra perderà il suo equilibrio, farà una piroetta sul suo asse e la razza umana sarà sfracellata, annientata dallo spostamento formidabile del pianeta; 3° La terra si avvicina insensibilmente al sole: l'uomo è destinato a morire arrostito; 4° L'acqua diventa sempre pill rara; l'umanità morirà di sete; SO A datare dall'anno 3000 l'uomo subirà un'influenza retrograda; gli ultimi specimi umani gareggieranno per le dimensioni con gli insetti e svaniranno microscopicamente nell' infinitamente piccolo; 6° Il sole tende ad estinguersi : l'umanità morirà di gelo. Ce n'è per tutti i gusti. Con quale salsa saranno divorati i miseri discendenti di Adamo? Il dramma "Africa,,. I Un giurì composto di membri de11'{stituto di Francia ha assegnato al dramma Africa di Emilio Deschamps il maggior premio nel · concorso ìetterario internazionale per un lavoro destinato a favorire la propaganda dell'antischiavismo, bandito dal Comitato centrale dell'O- · pera antischiavista. Federico Godefroy ne ha ora pubblicato una larga recensione nella quale dice che il dramma Africa, per la purezza delle linee, per la maschia energia, per l'impronta di semplice grandezza, come per· la forma concisa del dialogo che va sempre diritto allo scopo, evoca il ricordo dell'arte antica. Per l' ispirazione cristiana da cui è animato, esso richiama le immortali produzioni del genio drammatico ispirato dalla fede, Biblioteca Gino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE Alla lettura d'Africa del pari che alla lettura d' Atalia, di Ester, Poliuto, non è soltanto il sentimento del bello, è il sentimento del divino che penetra l'anima. Si può dire di questo libro ciò che Edoardo Laboulaye ebbe a scrivere del romanzo di madama Becher Stowe, La Capanna dello zio Tom, che diede il segnale della emancipazione dei negri agli Stati Uniti: « è più e meglio di un buon libro; è una buona azione ». Il soggetto d'Africa è il trionfo del!'amore redentore della razza ~ negra alle prese coi più grandi ostacoli. A questo scopo egli ci fa assistere alla lotta di tre mondi, il barbaro, il musulmano e il cristiano, che s' incontrano sul continente misterioso. Africa è dunque cc il dramma dell'Africa agonizzante e rigenerata, agonizzante sotto i colpi dei cacciatori d'uomini, rigenerata per l' intervento dei rappresentanti della civiltà cristiana ». Il critico d' Afri'ca è anche entusiasta della forma, dei versi caldi e coloriti del Deschamps, il cui valore letterario sarebbe pari alla fantasia e alla coltura storica. Il più gran diamante del mondo. È quello trovato il 30 giugno dell'anno scorso nelle mm1ere di Jagersfontein nella Colonia del Capo, e che presentemente si trova a Londra, presso la Banca d'Inghilterra. L' Excelsior - così fu battezzato - è un diamante della pitt bell'acqua, e, a detta dei conoscitori, rappresenta un valore di circa 2 5 milioni di franchi. Misura centimetri 7.610 per 6.348; pesa quasi 972 carati, ossia grammi 205.45; è di color bianco, con una leggiera sfumatura azzurrina, e splendidissimo. Proprio nel mezzo di esso trovasi una piccolissima macchia nera che, a quanto pare, scomparirà facilmente durante l'arrotatura. Ai signori Breitmeyer e Bernheimer, proprietari dell' Excélsior, il governo inglese ha offerto di comprarlo per I 2 milioni e mezzo ; ma quest' offert~ fu respinta, come pure quella di un commissario de!- 1' Esposizione Colombiana che aveva offerto I 7 milioni e mezzo di franchi. Sembra che ora pendano delle trattative d'acquisto per conto dell' imperatore di Germania. Una macchina per votare. La rivista Les inventions nouvtlles descrive una macchina per votare veramente curiosa, inventata di recente da un signor Genteur. Questo ingegnosissimo apparecchio è costrutto in modo che fa auto_ ·Biblipteda G;no Bianco
186 LA RIVISTA POPOLARE maticamente lo spoglio dei voti mano mano che gli elettori li depon gono. Essa può servire tanto per le votazioni pubbliche, che per le segrete,. ed anzi permette ai votanti di seguire i progressi dello scrutinio, pur conservando il segreto personale del voto. L'elettore monta su di una piattaforma orizzontale e si trova innanzi tanti bottoni, quanti sono i candidati iscritti. Il suo peso mette la piattaforma in un bilanciamento, durante il quale egli pnò iscrivere un voto qualunque, ma non piì1 d'uno, appoggiando il dito sul bottone che porta ·il nome del candidato da lui scelto. L'apparecchio è molto forte e difficilmente si guasta. Y. I LIBRI NUOVI Rassegna letteraria della quindicina. VI. SOMMARIO.- CARLO DE CRISTOFORIS, Che cosa sia la guerra (nuova edizione con note, biografia e ritratto). E. Sarasino, Modena. - CONTESSALARA, Storie di amore e di dolore. Galli, Milano. - BrANCA, Urracca(romanzo). Galli, Milano. - MARTINI e TREVISAN, Sommario di storia letteraria italiana. Galli, Milano. - L. FERRIANI, Madri snaturate. Galli, Milano. - F. DE AMICIS, Salviamo t Italia. Galli, Milano~ - G. L. BERTOLINI, L'energia nella storia. Filippi, Lovere. Sia lode all'editore Sarasino ed all'anonimo curatore dell'edizione per aver rinfrescata la memoria e l'opera di un patriota che per la patria bellamente sparse il sangue. Leggendo Che cosa sia la guerra di Carlo De Cristoforis, io, benchè sorvegli sempre i sentimenti del mio cuore, non ho saputo evitare che un po' di fumo di orgoglio patriottico mi salisse al cervello. È che quest'opera, nel suo insieme, è un documento eloquentissimo della natìa nobiltà dell'ingegno italiano. ·Il De Cristoforis mi pare il migliore teorista delle gesta di Federigo il Grande e di Napoleone I, il precursore intellettuale dell'arte militare presente. Il principio dell'urto della massa sul punto strategico, è la legge che informa la strategia e la tattica moderna, e su questo principio il De Cristoforis calca con una specie di fissazione quasi: tutto egli vi rannoda, tutto ne fa rampollare. Molte cose che il nostro autore dice o consiglia, ora sono invecchiate o decadute in tanta foga di progresso e di perfezionamento BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE teorico e meccanico; ma l'idea generale ch'egli, con la divinazione del genio pone a base dell'arte della guerra, è pit1 vi va, è pit1 vera che mai: è fondamentale e vera, perchè è semplice e reale. Sarà quindi gran bene cbe i nostri ufficiali studino quest'opera di un italiano e ne accolgano in cuore gli esempi di virtù e di operosità intellettuale; a tutti sarà utile vedere come gli uomini della generazione che ora tramonta, sapessero virilmente prepara.rsi alle sante battaglie che ci hanno data una patria, e per essa degnamente immolarsi. * * * Gli editori Chiesa e Guindani di Milano, successori della casa Galli, si segnalano per una straordinaria attività, e ogni mese volumi e volumi escono dalle loro officine, e tutti hanno una eleganza di formato e di tipo, che gli stessi editori parigini dovrebbero invidiare. Il valore intrinseco di queste pubblicazioni, però, non è sempre lo stesso: vi sono cper'e di merito reale e opere che sarebbe tanto di guadagnato per tutti se non uscissero mai dai cassetti dei loro autori; ma non si può, senza ingiustizia, negare che nella prese.nte fiacchezza industriale e depressione intellettuale, sia meritoria l'operosità dei signori Chiesa e Guindani. Ultimamente essi ci hanno mandati i seguenti volumi: Storie di amore e di dolore, della contessa Lara; Urracca, romanzo di Bianca; Salviamo l'Italia, opuscolo di F. De Amicis; Madri snaturate, dell'avv. Ferriani, e il Sommario della storia letteraria italiana dei signori Ma.rtini e Trevisan. Di tutte queste opere, la migliore è la raccolta di novelle e racconti della contessa Lara. Credo siano già stati pubblicati su per i giornali e le riviste, e, benchè non pretendano a capolavori, sono lavori pregevoli per sentimento e per forma. Bellissimo il racconto La gente povera, nel quale, senza tirate retoricamente umanitarie, senza sovrabbondanza e mistura di colori e di tinte, senza raffinatezza di sentimenti e di parole, la semplice e sobria rappresentazione artistica delle miserie di una sventurata famigliuola di operai vi stringe il cuore e vi spreme le lagrime. Quando entrerà definitivamente nelle menti degli artisti che la realtà è la sola fonte di tutte le vere emozioni? - Il romanzo Urracca dev'essere lavoro di uno che comincia. -È un romanzo di fantasia e d'intreccio; non vi sono intenzioni di studio di caratteri e di ricerche psicologiche, e la forma, cioè lo stile e la lingua, è addirittura mostruosa, tanto che io inclino a credere che l'autore q autrice che sia, appartenga a nazionalità straniera. Però, in fondo, penso che se questa. Bianca sapesse e volesse prepararsi meglio con lo studio, potrebbe riuscire, forse, nel romanzo d' immaginazione, perchè non le manca una certa virttl di costringere l'attenz10ne e di sedurre involontariamente il lettore. Ma sappia che Urracca, come lavoro d'arte, è al disotto anche del biasimo puro e semplice. L'opuscolo del signor F. De Amicis - oh, ironia dei nomi! - è lo sfogo di un paolotto intinto di sentimentalità. Quando si è notato lo stile e la lingua da strapa~zo eh' egli adopera con una certa ridicola BibliotecaGinoBianco
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