. . LA RIVISTA POPOLARE 135 dal fiore del sangue d'Italia, giustificare repressioni feroci, dittature n1ilitari oggetto dell'archeologia storica, con il vieto argomento che lo Stato ha un sacrosanto diritto a difendersi, io son tratto a malinconicamente meditare le inconseguenze della 1nente umana, e penso: come, dopo questa insignificante e sterile argomentazione si sostiene che un sistema possa ancora fregiarsi dell'attributo di liberale? Come non debbano fren1ere di gioia le ossa di Ferdinando II nella tomba? * * * Il fatto è che dall'infelice pregiudizio, proclamato come quintessenza di saviezza politica dall'on. Crispi in Parlamento, sboccia alloro alla tirannide. Se uno Stato politico, di fronte ai novi ideali prementi da tutti i lati, non sa trovare altri rimedii che quelli di porre intere popolazioni sotto l'insensato furore delle sciabole, d'interdire al popolo la sua sovranità sospendendo il patto statutario, del quale sol quello può disporre, di ' allagare di cittadini le prigioni, di grazia, perchè un uomo che fece, forse, meno di tanto si chiama tiranno, e chi, pecorilmente ora lo copia, si appella liberale? Dunque, o l'esperienza ha dimostrato che i metodi debbano essere gli stessi per tutte le forme di governo, ed allora bisogna affrettarsi a decretare, in espiazione dei nostri· torti verso di lui, un monumento a Ferdinando II; o tra i due sistemi del dispotismo e della libertà vi è una diversità essenziale di contenuto e di metodi, di sostanza e di forme, che occorre religiosamente rispettare, se ci piace conservare i caratteri differenziali tra i due fatti, ed in questo ~aso il nostro governo è responsabile di aver richiamati metodi appartenenti a un ordine già superato e caduto sotto l'esecrazione del popolo, di aver fatto dell'atavismo politico. BibliotecaGino Biaoco •
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