LA RIVISTA POPOLARE IJI innocenti, o affidano i loro strumenti di n1orte a poveri individui scelti a caso, pusilli e deboli, non deboono nè dovranno mai essere equiparati a vendicatori politici. Vengano essi dal loto ove la colpa si rotola, o abbiano pure una bandiera, o un vecchio o nuovo cencio di -bandiera, chi ha l,animo onesto e libero li condanna, a ragione, severissimamente. Quando si compiono simili 1nisfatti, si oltrepassano anche i limiti della stessa den1agogia. Gli stessi più .fieri anarchici dovrebl>ero condannare con animo franco questi delitti enormi. Réclus è altamente rispettabile quanto odiosa è la memoria di Ravachol; Kropotkine, uomo d'azione, ora studia, scrive, propaga idee, che attirano le menti quanto le bombe micidiali respingono gli animi; ed egli de_ve stimarsi quanto debbono condannarsi le cieche feroci vendette di Vaillant e di Henry. Chi le approva e le applaude non può dirsi amico dell'umanità, non deve ascriversi a difensore della gran causa popolare. Il canto dei nihilisti scritto nel Che fare? di Cernicewski è il canto dell'àmore e della civiltà: Un solo sospetto non dovrebbe mai 1nacchiare cotesta nobilissima fra le cause; ella non dovrebbe n1ai essere cagione, anche minima, di terrore. È anzi necessità far sì, fra il dispregio in cui puJ troppo i miseri tengonsi, che quella gran causa sia circondata da universale simpatia. Gli scellerati e stolti, che invece di eccitare ad un'azione continua, aperta e leale, èccitano ad accidentali, oscure, incertissime vendette, servono i calunniatori del socialismo e la questura, offrono ragione ai governi di usare più fieri mezzi di repressione i quali volgonsi poi a danno anche di lavoratori che hanno solo la colpa di aver fame e di mancar di lavoro. Vorremmo dovunque· una grande cavalleresca lotta di l Biblioteca Gino Bianco
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