LA RIVISTA POPOLARE 1 55 numero uno. La signora Bice Castellani, personificazione di elette virtù femminili, ci si è messa con vero fervore, ed è riusr.ita a compiere un lavoro che chiamerei perfetto, se la perfezione esistesse; la tipografia dell'Unione cooperativa editrice, poi, ha fatta un' edizioncina di quella eleganza severa ed artistica che, rÌei suoi prodotti, ha cessato di farci meraviglia, perchè oramai ci siamo abituati. La tipografia, cui accenno, è quella che stampa la nostra « Rivista » ; e però studio il passo per non espormi a q~alche malignazione. Il signor Desjardins, adunque, è dei nostri, o, per dire con più esattezza e mocJestia, son io dei suoi, cioè di quella larga e crescente schiera di pensatori e di filantropi che, soltanto in un rinnovamento della coscien'za, vedono la salvezza del1a società civile, sbattuta da tante passioni e presso ad inabissare nella violenza, senza neanche toccare la cantata terra dell'illusione. E siamo quindi interamente d'accordo nel concetto che sia d'-uopo dedicarsi a redimere tutt' i volghi dalla schiavitù dei sentimenti bestiali che, dove più e dove meno, ancora possiedono l'anima umana, prima di occuparsi a riformare la costituzione sociale. Il libretto del Desjardins, però, lungi di essere una fredda esposizione ·delle leggi regolatrici della condotta, è · un inno alla bellezza morale; più che un filosofo, egli è un apostolo, un santo sociale. E pur troppo bisogna riconoscere che le età non si rinnovano, senza l'abnegazione, senza l'ispirato ardore degli apostoli di una fede. Quanto poi alla sostanza, al midollo dell'operetta, io debbo discostarmi dal signor Desjardins. Egli si avvicina inolto al Tolstoìsmo: io, invece, sono uno spenceriano, non mi vergogno di dire; fanatico. Secondo lui io sarei un negativo, egli un positivo. A mio giudizio è il contrario eh' è vero. Il Tolstoismo, in fondo, è un fenomeno patologico e quindi non possiede virtù di energie espansive; e, per me, bisogna attentamente vigilare affinchè n_ellamorale umana non penetri nessun elemento essenzialmente religioso, il quale avrebbe, a lungo andare, la potenza di disgregarla e di farla retrocedere verso un tipo umano già superato dall'evoluzione. A parer mio a ciò riuscirebbe il Tolstoismo se potesse attecchire; ma, per fortuna, non può, perchè l'ascetismo è sempre ristretto, per sua natura, nell'orbita dei fatti speciali. Noi vogliamo una morale che non esalti, ma rassereni gli uomini; una morale che, prima di rivolgersi al sentimento, conquisti la ragione. Il dovere dev'essere una nozione ben chiara e determinata, non una parola -vuota; la condotta deve cercare la sua sanzione nella coscienza conscia di sè, non invocarla prostrata da un nume qualsiasi. E ai numi si arriva quando si nieghi di ricono~cere la natura meccanica della morale. Del resto se i principii ci separano, il fine ci unisce; ed io son lieto di affidare a queste righe l' incarico di protestare all' illustre autore la mia amm1raz1one ed il mio osseqmo. * * * Emilio Giampietro, il fido Acate dell' on. Cavallotti, ha scritto, sulle condizioni presenti d' Italia, un opuscolo che io, tranne un punto, • BibliotecaGinoBianèo
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