La Rivista Popolare - anno II - n. 5 - 15 marzo 1894

LA RIVISTA POPOLARE 147 ' VARIETA " Mes paradis ,, di Giovanni Richepin. Il recentissimo volume del poeta francese, celebre per tante sue poesie e prose, celebre per le Canzoni dei pezzenti, nelle quali si sente Io schianto dell'anima e il segreto dolore che tormenta i poveri, il nuovo suo volume si divide in tre parti: Viatiques, Dans le remozu, Les Iles d' or. La prima parte risona della dolce nota della tolìernnza; nell'ultima, per navigare intorno o sino alle Isole d'oro, è necessario un pilota. Diciamolo subito: la conclusione dell'opera è che v' ha in ogni individuo migliaia di << io », e che è folle, secondo l'autore, chi spera poterli ridurre ad uno solo, assoluto, unico; quindi non bisogna cercare un paradiso, ma moltissimi paradisi, senza fine: e il poeta appunto ce li indica nelle Isole d'oro, le quali sono come le sparse felicità che a<l ognuno· è permesso conquistare o sognare. V' ha l'Isola della giovinezza piena di pazza gioia, ove si coglie l'amicizia come un fiore, e le Isole del mistero ove si mirano le stelle, ove i baci fioriscono. Vi sono le Isole d'oro della infanzia, paradiso di già vissuto: si ritorna il piccino dei primi gesti, dei primi balbettamenti e degli occhi che si fanno grandi alle favole raccontate. Ma l'Isola più bella e ridente è quella ove si è amati, ove grandemente si ama. Osiamo tradurre una delle poesie, un vero gioiello, scritta in fluidi e soavi alessandrini, chiedendo venia se ne togliamo il profumo. IL BAMBINO. Cos'ha il caro mignon pe1· agitarsi cos't? Ognuno vuole calmarlo, ma nessuno v'è riuscito, nè il padre orgoglioso della sua vana scienza, nè la nonna cantando le son, son, vène, vène. Egli grida, piange, contorce le braccia; egli con i piedi nudi gesticola,- egli ha dei dispiaceri, sconosciuti anche alla mamma, la divina inte_rprete che tutto co1nprende e tutto spiega e tutto indovina. Sono grandi dispiaceri, sebbene non abbiano nome. Inesprimibili: certo. Inconsolabili? No. La madre sorridendo si scuopre il petto. In cima al seno, bottone di rosa porporina, tremola, bianca rugiada, una goccia di latte. Alla voce del bi0mbo già essa vi perleggiava. Egli, come una silvestre rosa aperta, tende la bocca. E tosto che la rosa porporina tocca la rosa silvestre, cessano le grida, i pianti, i grandi dispiaceri. La madre, sopràstando co' suoi sguardi sereni, gli versa col latte l' oblìo. Il suo respiro calmo si spande per l'aria come al ritmo d'una palma, e scaccia, alitando con moto leggero, tutte le nere farfalle eh' egli sentiva volteggiare con le ali oscure confusamente d'intorno a lui. Ah ora, nè d'esse, nè d'altro ha alcun pensiero I Egli è tutto della felicità che beatamente beve. I suoi occhi levati e dolci sono in pieno firmamento a contemplar gli occhi di sua madre. Egli si stringe BH:>fioteca Gjno Bianco

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