LA RIVISTA POPOLARE tino (oh Dio, non già loro, le ruote!) qualche mascalzoncello anemico su per la gremita via Flaminia ... Vestra culpa I Picchiatevi il petto, voi che tenete cappel~a privata 1 e avete il confessore di casa che vi diverte con le carte trasparenti che vengono da Bruxelles e co' tavolini giranti che vengono da Cracovia; picchiatevi il petto, e baciate basso. ( Continua). PAPILIUNCULUS. DALLECAVE CARRARESI I I recenti fatti, che si dissero di Lunigiana, ma che avrebbero dovuto piì1 propriamente chiamarsi del Carrarese, hanno raccolta l'attenzione di tutto il mondo civile sulla nostra regione. E i giudizi che si sono formati al riguardo furono sì disparati e vari, causa la precipitazione ed il preconcetto, che se molti prima ignoravano l'esistenza persino di questo importantissimo centro industriale, pochi sono ogg1 in grado di avérne un' idea precisa ed esatta. I fatti parvero strani nel loro sorgere come nel loro esplicarsi. Da tale stranezza fu facile dedurne senz'altro una colpa eccedente la normale, in coloro che vi parteciparono. Fu facile, data la impressione del momento; la riflessione avrebbe condotto invece a concludere che non vi ha effetto senza causa proporzionata; ed avrebbe convinto allo studio delle cause. Chi non ha salite le nostre vette nel maggior freddo del verno e nel maggior caldo dell'estate; chi non ha seguìto con cuore e mente di osservatore le diverse fasi attraverso alie quali si esplica giornalmente la vita 1 Ringraziamo l'egregio nostro amico avv. Del Nero per l'importantissima sua corrispondenza, fidenti eh' egli ci mandi per i numeri prossimi altri articoli sulle vere condizioni di quegli operai. In mezzo alle calunniose asserzioni, da .un lato, e alle esagerazioni, dall'altro, è bene che un uomo d~ gran coscienza ed intelletto, 11n vero gentiluomo, come il Del Nero, dica liberamente un'esatta parola sul vero stato de1le cose. Noi avemmo il bene di conoscerlo al!orchè due anni fa ci recammo alle cave di marmo, e in mezzo a quello immenso sple::ndor di ricchezza vedemmo le ine• narrabili fatiche degli operai che menano una vita da b~stie e non da uomini, e apprendemmo i loro continui pericoli e sacrifizi, e il continuo colpevole abbandono in cui furono sempre lasciati e da proprietari egoisti e, in genere, dai governanti. (N. d. D.). BibliotecaGino Bianco
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