La Rivista Popolare - anno II - n. 4 - 1 marzo 1894

100 LA RIVISTA POPOLARE diamo tutti in cagnesco. Se si parla d'unirci, ci si dice: è una colpa! Se si parla di dividerci~ ci si dice: è un delitto! Se si accenna ad azione, ci si dice ch'è immatura; se si accenna ad organizzazione, ci si dice: è troppo tardi! Abbiamo smarrita la via; eppure nuovi tempi di gravissime prove si appressano. Trattiamo guardinghi e trepidi le questioni sociali, e ogni dì cento intricati problemi ci si offrono. Parliamo di atti materiali soltanto o di positivismo, mentre il nodo della questione generale che urge è il concetto morale. Tale concetto dovrebbe esser superiore a qualsiasi sistema, superiore a qualsiasi divisione di parte. Un popolo I che sentisse davvero scaccere t be da sè ogni spirito di fazione. E andrebbe innanzi, spoglio di odio, in nome della civiltà, sino ai giorni della vittoria. PenserebLe ad una rivoluzione nelle cosdenze, intima, a1npia, profonda, altri1nenti se per prodigi.o potessero insie111e rinascere Platone, Campanella e Moro, e fabbricare la città delle loro sapienti visioni, senza quell'intima rivoluzione morale l'edificio cadrebbe in frantumi. È necessario che un popolo guardi non solo all'ora presente, ma all'avvenire. E lo studii. È necessario che cerchi di fondare una nuova legge: solo una Costituente libera e sovrana potrà dettare il patto della nuova vita. Ma prima e poi e sempre, è necessaria, per chi combatte non per sè o per la propria parte, ìa coscienza d1 un rinnova1nento morale da cima a fondo, e dovunque. Il rinnovamento sociale non si otterrà che a tal patto. A1nici e avversari interroghino adunque, ora e sen1pre, Staglieno, e udranno l'eco della loro coscienza se davvero sentano il gran pensiero moderno. Il viaggiatore che penetra nelle foreste vergini dell' America, in quel prodigioso allacciamento di alberi e di BibliotecaGino Bianco

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