La Rivista Popolare - anno II - n. 4 - 1 marzo 1894

122 LA RIVISTA POPOLARE nato ad estendersi tanto da formare da sè solo il contenuto di ogni religione futura. Nè i tentativi del neo-cristianesimo, tendenti a conciliare la scienza con la rivelazione, possono indurre un riavvicinamento fra la morale umana e la teologia, poichè il Cesca inconfutabilmente lo prova, ogni teologia deve necessariamente trasportare fuori della natura la base di quella, abbarbicandola ad una sanzione divina, mortificatrice di' ogni feconda iniziativa umana e rafforzatrice di un egoismo utilitario e malefico. Resta adunque, sciolta da ogni ceppo, la morale positiva ad incarnare il verbo della nova religione. Certo la salute della società civile sta tutta nella palingenesi della coscienza etica. Senza questo fondamento, tutti i sistemi, tutte le utopie non porterebbero altro frutto che quello di far retrocedere la civiltà ' verso la barbarie. E di là, dal di dentro, dalla conscienza, che deve principiare la riforma. Su questo punto calc:à\ l'autore ed argomenta, dall'instaurazione della morale positiva, una ragionevole e possibile risoluzione della questione sociale. . Non mi piace, a dir vero, e forse ho torto, la conservazione che egli intende fare delle forme esteriori di culto. Il Cesca non crede che la morale, spogliata in tutto da ogni abito prettamente religioso e ridotta allo stato di atmosfera, possa mantenere i caratteri di popolarità; e questa sua opinione, secondo me, è una pericolosa concessione a quel misticismo del quale non ci siamo ancora perfettamente guariti. Se il culto è la manifestazione di un sentimento mistico, se, per sua natura, è inchinevole a degenerare in ipocrisia, in formalismo, non so capire perchè si voglia conservarlo sforzando un altro contenuto d'idee a ripararvici sotto. Per me, volendo evitare la rigerminazione con altre foglie del materialismo religioso, bisogna aver il .coraggio di seguire intrepidamente i consigli della logica: o tutto ciò che si connette a quel morbo dello spirito è falso e pericoloso, e non se ne può tagliare un membro e serbarlo come ancora utile, senza che esso porti con sè la virtù di ricostruire il corpo dal quale fu scerpato, ed allora via tutto, spirito e corpo: o il fenomeno religioso conserva tuttora qualche parte di umanamente vero e vivo, ed in questo caso è utile non guastare dimezzando e tagliuzzando. Al tempio della perfetta redenzione delle coscienze non si perviene per sentieri, ma per vie larghe e diritte! Ben venga il sole della morale umana a riscaldare i nostri spiriti intirizziti dal domma, ma badiamo di esiliare questo in una plaga donde non possa più ritornare a noi con le vesti di amico! * * * . Intorno al difficilissimo problema dell'educazione nazionale, il professor Scichilone, provveditore agli studii in Ravenna, proietta, con questa sua opera, fasci di luce. Se il marasmo dello spirito non tenesse gli Italiani, essi dovrebbero meditare questo libro ch'esce dalla falsariga delle pubblicazioni del genere. Tutto vi è studiato con sì sicura conoscenza degli argomenti, con sì esemplare indipendenza di opm10m, con un piglio così simpatico di magnanimo disprezzo delle BibliotecaGino Bianco 1

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