La Rivista Popolare - anno II - n. 4 - 1 marzo 1894

LA RIVISTA POPOLARE rena, trepidanti e aspettanti. Aspettanti l'oasi beata di una repubblica che doveva germogliare dinanzi, dopo la traversata, alle vagabonde carovane. E ci sbandammo. La bandiera che tutti ci copriva un dì, fu tagliuzzata in mille pezzi, e ognuno prese il suo e ne fe' particolare vessillo; e c' inna1norammo di parole, dimenticando i gemiti della povera gente macerata e torturata dalla crescente miseria, dimenticando insien1e quel progressivo movimento di idee a cui il veggente di Staglieno nella sua età te~ne fede. Questi, paurosi del n1oto sociale, mentre sarebbe stato dovere e onore per un partito n1ilitante procedere come suo araldo, fra i primi, ardita1nente, pur baciando il lembo della bandiera antica di cui l'entusiasmo e la fede avrebbero dovuto ravvivare il colore - quelli, ribelli ai consigli del sapiente che davvero amò le plebi senza adularle mai un istante, ribelli a lui, ogni sua idea gittarono come cosa vecchia e vieta, indegnan1ente. Eppure, se anche noi avessimo delle cose u1nane più largo il concetto, se più acuta fosse in noi la visione del futuro, almeno non dovremmo dimenticare mai il sacrificio perenne dell'animo di un uomo che die' alla patria tutto, dal pri1110 fiore di sua giovinezza n1esta sino al sospiro estren10, che die' alla patria il genio e il cuore, ed ebbe per premio la nostalgia del perpetuo esilio, la calunnia e l'oblio. Se anche noi fossimo più di lui violenti, cioè non volessimo solo l'azione leale del combattente che tenta di rovesciare un ostacolo, non mai di compiere per ma]o animo vendette e stragi, se anche volessimo non la trasforn1azione di tutti gli istituti sociali, per la civiltà, ma la loro livellatrice abolizione, se aspirassimo al caos e non a costituire BibliotecaGino Bianco

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