La Rivista Popolare - anno II - n. 4 - 1 marzo 1894

LA RIVISTA POPOLARE 113 purchè organato a sodalizio nelle forme solite, m1 darà necessariamente ragione. Ciò vediamo avvenire in un giornale politico, in una società scientifica, in un istituto_ magari di beneficenza, che sono focolari di azioni e di idee non certo soverchiamente estesi nè vivaci: figurarsi, poi, in un dicastero, in una parte politica, in un municipio, nel Parlamento intero, nel sancta sanctorum di un governo! Al che, subito, si obbietterà : - .Badate, è colpa degli uc,mini, è destino di tutte le cose umane. - Come se ci fossero angeli, e come se ci fossero cose divine. No: la colpa sta nel sistema, già decrepito, e però tanto vezzeggiato, delle rappresentanze- e della delegazione. Siamo pieni, così da averne piene le tasche, di parlamentini. Ora, quelle brave persone dei signori rappresentanti si trovano bene, quegli ottimi diavoli di delegati stanno benone: quelli che stanno maluccio sono i poveri rappresentati, i deleganti tre volte buoni e, diciamo pur sempre tutta la santa verità, tre volte pigri e tre volte ignoranti. Io non nego che, a' tempi andati, le società, specie segrete (compresa vi quella del G. A. D. U.), facessero buona e vigorosa opera di rinnovamento e di rivendicazione: questo nego, che la possano fare ancora. La prova migliore di quanto affermo è lecito a tutti di scorgerla nella decadenza, nella degenerazione fatale di codesti istituti, colossi da' piè di creta, veri sepolcri imbiancati, cui i governi e i preti fingono di temere orribilmente, molto più che· gli aggregati hanno la debolezza di credersi sul serio diversi affatto dagli altri llOmini. Tanta è la possanza del rituale, e tanta parte è questo di tut~i gl' istituti politici e religiosi, anzichè sociali, onde fu sino a' dì nostri funestata .l' umanità! Una poi tra le ragioni principali, perchè tutti i centri di deposito autoritario, e pubblici e segreti, se ne vanno come gli antichi Dei, è da cercarsi nelle mutate proporzioni, sia di quantità, sia di qualità, de' partecipi. Oligarchici ed aristocratici, questi istituti, dominare con la forza poterono : democratici, se non ancora oclocratici, ed universali, ecco si sfasciano, non bastando con l' inganno a smrreggersi; sparisce il fiume nel mare, nè a lungo potranno rimanere distinte le acque. Cadono i riti, buffoneggiano i simboli, si squinternano gli statuti, fan crepe le leggi, i regolamenti fanno alzar le spalle, i codici fanno pietà : il popolo, eterna anima vile su la quale voglionsi fare sperimenti (s'intende, a fin di bene), st~epita impaziente negl'ipogei BiblioteGa Gino Bianco

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