LA RIVISTA POPOLARE ciazione della inutile filastrocca delle piccole riforme sociali; e, pure riservando il nostro giudizio sull'apologia da lui fatta del « partito socialista », approvammo quando egli disse di non appartenere al numero di quei socialisti di cartapesta, oggi però diminuiti assai, che parlano con disprezzo della politica e aguzzano gli strali contro la repubblica, anche quando questa non c'è, come in Italia. Egli aggiunse che aveva ferma persuasione che il partito socialistico italiano si trasformerà in tal senso. La sua voce pareva l' eco della voce di Engels. E quando accennò alla repubblica, disse: non dubito che qui segga nessun democratico che non sia per lo meno repubblicano. La riunione tacitamente assentì. Gli altri socialisti presenti e i repubblicani. trovaronsi uniti nello stesso concetto. La buona volontà dei più farà il resto, _farà quello che la piccola riunione iniziò: le circostanze sempre più gravi dell'oggi sproneranno alla concordia degli intenti come a dovere supremo, e faranno superare i limiti che ad alcuni sembra possa aver posti alla comune azione l'ordine del giorno approvato. A. FRATTI. LENUOVEIMPOSTE Il programma finanziario ~sposto con freddezza e con franchezza dall' on. Sonnino è già stato giudicato dagli stessi amici suoi, dagli organi ufficz'osi, dagli organi avversari, da tutti, da radicali e da moderati, come un triste sogno passato per la mente di un preteso finanziere. Un giornale di Napoli scrive: « Niuna idea organica gli ha illuminato lo spirito. Dopo tanti anni di alchimia, questo misantropo non ha saputo offrire che una spaventosa collezione di vescicanti». Un Biblioteca Gino Bianco
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