La Rivista Popolare - anno II - n. 3 - 15 febbraio 1894

LA RIVISTA POPOLARE bre 1 84 r furono fissate altre norn1e, che non fecero fare grandi passi in avanti; gli scioglin1enti furono scarsi, e il fine cui miravano le leggi eversive della feudalità fu in grande parte frustrato. Chi doveva cedere trovò nella procedura tutti i mezzi per resistere, e rilassati e insufficienti si rnostrarono gli organi destinati ad eseguire la legge. Dopo il r 8 60 si ebbero circolari ministeriali, pareri del Consiglio di Stato, fu istituita nel 1884 una Con1missione per istudiare, finchè il 1 8 febbraio r 8 93 il ministro Lacava presentò al Senato un progetto di legge sui demanii comunali nelle provincie meridionali. Ottantuno anni sono passati adunque senza che la questione abbia avuto la sua soluzione, come avrebbe dovuto avere sia secondo il diritto feudale sia secondo il nostro: e ne passeranno ancora e si può dire che lo stato presente di fatto, che è la negazione dello stesso principio che la Costituzione del r 81 2 proclamò, è ormai divenuto lo stato di diritto e va riguardato con1e perfetto e regolare. Viceversa da questa esposizione storica, dalle deliberazioni del Parlame~to siciliano e da tutta la legislazione borbonica, risulta incontrastato che sul feudo il diritto eminente del proprietario esisteva accanto ai diritti civici di varia natura e importanza, che questi diritti tuttora vivi alla pro1nulgazione delle leggi eversive della feudalità non furono aboliti n1a convertiti, che il feudo non poteva esserne esonerato, se non colla cessione di una parte del feudo stesso ai Comuni, che invece il legislatore, i tribunali, le commissioni, i governi furono impotenti a ottenere questa partizione defl'ex-feudo, una quota in pieno ed assoluto diritto del proprietario e un'altra quota in esclusivo godimento dei comunisti. Fino al r 860 questo processo di eliminazione dei diritti civici sugli ex-feudi e grandi latifondi fu debole e intermittente: dopo il r 860 si rivelò BibliotecaGino Bianco

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