LA RIVISTA POPOLARE esclusivo interesse) si vide che quest'abolizione senza con1penso sarebbe equivalsa a una vera spogliazione: e perciò si dovette ammettere il diritto a compenso per gli usi provenienti da un condominio, o diritto di proprietà, da una convenzione corrispettiva o da un giudicato. Passarono cinque anni durante i quali i baroni intesero far valere la parte dell'abolizione a loro favorevole e invece seppellire l'obbligo del compenso, finchè con decreto r r ottobre 181 7 il Governo borbonico, ascoltando le sollecitazioni dei Comurti, ordinò lo scioglimento delle promiscuità e l'assegnazione in proprietà assoluta a ciascuno degli inte- , ressati di una porzione di terra corrispondente al valore dei suoi diritti. Poi nuova- pausa fino al 1825, anno in cui fu stabilito il modo di valutare cotesti diritti e furono istituite Commissioni coll' incarico di procedere amministrativamente, anché d'ufficio, alla valutazione dei fondi e di decidere senza alcuna forma di giudizio. E qui comincia l'odissea, ossia la lotta dei proprietarii che, in vista di questa espropriazione parziale dei loro ex-feudi, negano ogni servitù di diritto civico, contro i Comuni rappresentanti dei cittadini. La legge era oscura, ma la procedura eccezionale non meno dell'ordinaria facilitava le lungherie. Poi il Governo borbonico si appoggiava sui baroni e così lasciava spesso dormire e la legge di scioglimento delle promiscuità e le Commissioni che dovevano scioglierle. Passò quindi molto tempo senza che il Governo di Napoli si occupasse di questa faccenda. Nel r 83 8, avendo Ferdinando percorsa l'isola, la sua attenzione fu chiamata su tale argomento dai leclami delle popolazioni che imploravano l'esecuzione delle leggi abolitive della feudalità, la pronta decisione delle annose cause pendenti fra Comuni ed ex-feudatarii, lo scioglimento delle promiscuità e la quotizzazione delle terre. L' 11 dicem- , , ·siblìoteca Gino Bianco
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