La Rivista Popolare - anno II - n. 3 - 15 febbraio 1894

88 LA RIVISTA POPOLARE UMBRIA VERDE (PER EUGENIO BRIZI) Sono trascorsi pochi anni. In una splendida giornata di magglG: accarezzato da una brezza dolce e profumata, io salivo, in carrozza, la costa meridionale del Subasio, tutto assorto nel ridente e superbo panorama, a cui presiede, signoreggiando, dal poetico monte alla fertilissima valle, la città di Assisi. E attraverso a quel panorama incantevole, quali e quanti ricordi della civiltà italica! Come sempre, io non mi permisi di entrare in città senza soffermarmi un istante a contemplare la basilica di S. Francesco, questo tempio che segna una delle pagine pill notevoli nella storia religiosa dell'umanità. E ancora una volta io non sapevo rassegnarmi a considerare come un asceta il frate memorabile che riposa da 7 secoli al1' ombra di quel tempio. Sarà una mia fissazione, ma guardando la sua tomba attraverso alle tradizioni storiche, letterarie ed artistiche del suo paese natìo, ai capolavori di Giotto e di Cimabue armonizzati in uno dei più splendidi monumenti che l'arte gotica abbia avuto in Italia, le tempeste della sua giovinezza e le idealità della sua canizie si fondano in un insieme indefinibile che colorisce di contorni altamente umani la di lui scarna e rigida figura di frate. Dalla sua giovinezza di soldato pugnante col popolo contro la nobiltà - dai suoi primi atti di frate intesi ad emancipare la plebe dai servigi feudali - dall'amore immenso pei diseredati - dall'ardente desiderio di fraternizzare le classi sociali, dal suo culto pei fiori e pel canto - dalla poesia dell'ospitalità femmi_nile che aleggia intorno alla cella in cui compone il Cantico del Sole - dal senso alto della natura, in cui si effonde il suo sentimento religioso in questo che fu il suo canto del cigno - tutto rivela in lui un animo di artista e di poeta, che ha vissuto, amato, sofferto, che porta con sè sotto la modesta tunica il culto di tutto ciò che è buono e bello. E se, malgrado ciò, egli si condanna al martirio delle privazioni e muore volontariamente nudo sulla nuda pietra di Santa Maria degli Angeli, lo fa, non già per santificare la povertà, imprecando alle BibliotecaGino Bianco

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