La Rivista Popolare - anno II - n. 3 - 15 febbraio 1894

66 LA RIVISTA POPOLARE brevità non dispero di riescire a spiegare chiaran1ente questo processo storico che portò all'attuale forma di proprietà individuale, specialmente in Sicilia. E bisogna proprio cominciare dall'invasione nonnanna, quando Ruggiero divise le terre della Sicilia fra i suoi baroni. Larghissime concessioni, dicono le storie, fece alle chiese in cui aveva eretti vescovadi e n1onasteri. Poscia, fatti venire intorno a sè i compagni, divise loro le terre e le castella conquistate. I diplomi del tempo spiegano ancor meglio come avvenne questa ripartizione del suolo. Dai re normanni non furono spogliati delle loro proprietà e dei loro diritti d'uso quegli abitanti che coltivavano le terre, ma sovra essi fu posto un capo, un signore o barone, che riscuoteva in natura o in n1oneta alcuni vantaggi, detti variamente canoni, censi o decime~ e dopo si disinteressava con1pletamente nella cultura del suolo. Così la conquista normanna non cacciò gli antichi proprietari e coloni, non significò trasferi1nento dell'uso e godimento del suolo da questi ai nuovi venuti; ma solo mutò la natura giuridica del diritto di questi proprietari e coloni sul suolo; abbassando il diritto di proprietà di questi a un diritto di uso e trasferendo il dominio diretto nelle mani dei baroni conquistatori. È bene ricordare che per gli antichi feudisti il concetto di proprietà è tutto diverso da quello che i giureconsulti romani avevano raffigurato nel don1iniD quiritario e anche da quello che è stato condensato nel codice napoleonico. Il feudo è piuttosto sovranità che proprietà, ossia prevale in esso l'idea politica a quella di godimento privato, individuale ed esclusivo del suolo. In conseguenza non fu grande, nè tumultuario il turban1ento degli interessi spettanti agli antichi coltivatori del suolo, i quali appena si sarebbero nel momento accorti del muta1nento sopravvenuto se non avessero dovuto portare nel BibliotecaGino Bianco

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