LA RIVISTA POPOLARE 81 n fretta, come chi ferisce fuggendo, e· i difensori potrebbero anzi risparmiarsi le arringhe. Potrebbero pure sopprimersi le prove a difesa: basta un qualsiasi rapporto di polizia. Nulla di più eloquente. È sì naturale ed evidentissimo che chi è arrestato è anarchico, e chi è anarchico deve esser condannato. Anche se 1nanchino le prove. Il pietoso caso del povero Lombardino, che piange nella sua cella dicendosi fedele al suo re, inforn1i. Ma il dittatore di via Gregoriana opina e vuole che· si continui. Bisogna assicurare ferreamente la pace. Un po' di terrore non fa n1ale, anzi è co1ne un tonico: plaude la folla dei servi ad ogni atto energico, e non sente che ad ogni ora si addensano per l' aria propositi di Yendette e odii, non sa che la libertà schiacciata è come Anteo, non ode che 1nentre tutto sen1bra rientrato nel silenzio ·111olte voci sdegnose s'interrogano e chiedono: quando? Oh bei tempi albeggianti qui in Roma or son nove lustri; come ridenti speranze fra le vocali rovine, con1e in1n1ortal monumento d'an1ore fra le vestigia della potenza antica, no, meglio non ricordarvi più fino ai tempi in cui non ritorni a rosseggiar sui can1pi non deserti della patria una be11 altra aurora! Allora, in que' giorni di tante speranze, governavano qui un1ilmente e modestamente, senza vani vanti e iattanze, senza ferocia, pochi an1ici delle plebi, governa vano essi con eroismo e senno, poveri idealisti, nel nome ora sì schernito della libertà repubblicana! L'ora presente è più che triste. Quando per l'aria echeg• giano i gemiti de' poverj e le maledizioni dei buoni, non vi può essere maggiore tristezza. I partiti sono scissi; le · ire fra gli stessi amici della libertà si acuiscono; mille voci incomposte da per tutto e mille intenti di~ersi. È triste. Sembra di veder l'immobile immagine della patria in lutto. I BibliotecaGino Bianco
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