La Rivista Popolare - anno II - n. 2 - 1 febbraio 1894

LA RIVISTA POPOLARE 39 sta, ai quali chiedo scusa perchè, lungi dal trattarlo come in mezzo a tanta ipocrisia di civiltà lo meriterebbe, non posso buttar giù che alcuni brevissimi cenni. Chiunque voglia dell'alimentazione de' proletari, che per tremenda ingiustizia sociale sono la più gran massa dei lavoratori, farsi un' idea scientificamente precisa, deve partire dagli studi posi tivi diretti che i fisiologi han fatto primiera1nente in Germania, pesando e analizzando il cibo ingerito e quello assimilato da operai in condizioni normali di salute e di lavoro, fissando così la razione alimentare media, vale a dire quanti grarnn1i di sostanze nutritive albuminoidi (carne, legumi, ecc.), grasse e amidacee necessitano giornalmente a chi faccia un lavoro 1noderato, e analoga1nente quanti ne abbisognino a chi faccia un lavoro faticoso, e quanti a chi esegua un lavoro ecces- . SlVO. Sull'esempio di queste ricerche, le quali hanno dato risultati assai interessanti anche per la sociologia, recentemente in Italia il De Giaxa tra i contadini del Veneto, il Manfredi tra i poveri di Napoli hanno studiata l'alimentazione, costituita da due tipi differenti: nei primi cìoè fatta essenzialmente di polenta e fagiuoli, nei secondi principalmente di maccheroni. Purtroppo nelle classi più misere del nostro proletariato,. specialmente rurale, si hanno per molti e lunghi mesi, talora per sempre; anche peggiori modi di alimentazione, ad esempio, con granturco, castagne, patate, erbaggi o frutta, e, incredibile a dirsi, anche con ghiande. Per la storia dei nostri martiri della gleba saranno utili glÌ studi speciali già iniziati su questi più infelici tipi' di alimentazione più scarsa. Intanto vediamo come si nutrono; secondo gli ultimi n1enzionati studi, le due sopradette categorie di proletari italiani. B1bliotf3cGa ino Bianco

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