LA RIVISTA POPOLARE 35 Forse, d'altra parte, non ha tutti i torti chi pensa che nelle visceri delle cose viva e si agiti un eterno, un i1nmutabile umano, che è follia sforzare o indurre a secondare i nostri sogni affannosi: forse esso ci ghigna sul muso e ci schiaccia contro il suolo quando credian10 di poter salire alle stelle, ammonendoci che ai piccoli esseri imperfetti che formicolano, pieni di presunzione, sulla terra, fu conteso dalla natura conoscere il proprio genitore: l 'infinito materiale, intellettuale, morale! Come che sia, pur riconoscendo i grandi parziali progressi delle scienze nel tutto insieme, con1e realtà efficaci e benefiche della vita, credo che il secolo abbia fatto due .• passi avanti e quattro indietro. Manca al nostro tempo l'indirizzo mentale, manca l'ideale. Abbondano le aspirazioni trascendentali, ·scoppiettano, con1e sale al fuoco, le utopie, ma, appunto per questo difetto di relativa unità di pensiero, sostengo che manca un vero ideale sociale. * * * Quali cadute! Quanti pentimenti! Quali risurrezioni! Il lievito della confusione, cresciuto nella discordia delle n1enti e nel ribollimento delle passioni, mescola e gonfia tutte le cose. I nostri padri credettero, e la fede battezzarono col proprio sangue, che l'indipendenza e l1unità dovessero ~ssere la salute d'Italia; e la felicità degl'Italiani e la saldezza di quelle commisero al Governo costituzionale, l'ultima distillazione, a quel tempo, di una pseudo-scienza politica rivoluzionaria e don1matica, che razze, popoli, clima, etnicismo · conf4se ed adeguò ad un solo sistema, panacea. generale. e miratolosa. Ebbene~ un quarto di secolo è passato appena, e tutto ciò è maledetto fer_ocemente dai loro figliuoli, e da tergo a quegli ideali già spunta l'alba delle Biblioteca Gino Bianco
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