La Rivista Popolare - anno II - n. 2 - 1 febbraio 1894

52 LA RIVISTA POPOLARE il suo clima si è fatto più rigido e piì1 variabile, la dominano i venti, le alluvioni sono più facili, la malaria signoreggia terribile mietendo vittime anche nelle città. L'agricoltura è ancora primitiva, sottoposta a tutte le variazioni I atmosferiche, senz,a che l'uomo v'abbia potuto [lpportare dei lenimenti, tarda e lenta; l'allevamento del bestiame è torpido e fiacco massime dopo che l'insania di una politica disforme ci ha chiuso i mercati più VlCIIll. Le vigne sono o decimate dalla filossera o rovinate dalla peronospera senza che il proprietario possa arrecarvi dei rimedii, essendo la spesa superiore all'introito. Le crisi finanziarie, il tracollo di alcuni Istituti hancarii, che s1 sono ingoiati decine di milioni, hanno portato un ristagno negli affari e nel commercio desolante; le indnstrie mancano, i mezzi di comunicazione col continente pochi, cattivi e troppo costosi, la miseria grande, la fame incalzante. Ma il Governo non pare si pr~occupi molto della difficile condizione dell'isola sarda: pare che il grido roco e miserevole di quella popolazione non giunga fino a lui; e, affidato dalla troppa bontà e arrendevolezza del popolo sardo, si contenta cli quando in quando di fargli balenare il miraggio di una colonizzazione, che dovrebbe essere il toccasana per le miserie nostre. Ma questo tema è trattato con troppa leggerezza dai Governi che sino ad oggi si sono succeduti in questo bello italo regno: problema molto vario e complesso che non potrebbe essere risoluto senza alcuni i)rovve<limenti preliminari ed indispensabili. Se non si pensa ad una riforma del catasto, ad una manipolazione migliore della tassa fondiaria, se non si alleggeriscono i propridari dagli enormi balzelli, il provvedimento della colonizzazione riusci'i·à irrisorio e nullo. Bisogna prima allontanare la malaria che infesta al- / cune regioni fertilissime con opportuni lavori di bonifica e di reintegramento dei boschi, pensare a porre un argine alle periodiche inondazioni che regolarmente ogni· anno devastano 1 seminati, decidendo così i coloni ad abbandonare terre feracissime. Bisogna con una savia istituzione di credito fondiario bene organizzati incoraggiare l'iniziativa privata, favorire il commercio e le industrie, che molte e buone potrebbero sorgere nell'isola, specie la mineraria. La Sardegna ha bisogno di subiti ed opportuni provvedimenti: bisogna pensare a non esacerbare vieppiì1 le condizioni miserevoli di BibliotecaGino Bianco

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