La Rivista Popolare - anno II - n. 2 - 1 febbraio 1894

LA RIVISTA POPOLARE 45 · indipe_ndente, sereno, e ricordare almeno il primo dei discorsi del D'Aguessau, tende l'orecchio alle voci che vengono dall'alto, e sovente non si accorge che la sua -toga severa si muta nella livrea del servo. Nè giovano i ripetuti moniti della giurìa. Cotesta istituzione ch'esser dovrebbe guarentigia della libertà civile, per quanto din1inuita di pregio e di valore, e ad arte ridotta e vagliata, è quasi sempre la grande ammonitrice e giudicatrice degli arbitd del Fisco. Ma questo però non si arrende e imperturbato continua la sua rotta. Se muta ministero, ei muta metodo e mezzi; se un po' di libertà per caso lampeggi all'orizzonte, allora egli, almeno per un istante, si fa liberale. Ma poi, dopo la bonaccia, infierisce più di prima. E il paese tace. Anzi, mentre vi dovrebbe essere stretta solidarietà nel seno stesso della grande famiglia de' pubblicisti e de' giornalisti, alcuni di questi schieransi dalla parte del Fisco. Reazionari oggi, mentre parevan sì liberali ieri, quando non era a capo del potere chi oggi loro concede favori e, in questa universal miseria, doni e sussidii pre- . . ZlOSI. Addosso ai sobillatori! È il loro grido. E li additano al Fisco. Ieri rivelavan le infamie de' banchieri e le iniquità di tanti proprietari di latifondi, o piangevano sulle torture in~itte ai fanciulli poveri e alle donne. Parevano filantropi per la gran pietà e poeti per la gran fantasia. Li avresti confusi con gli stessi so-cialisti. E scrittori filantropi portavano ad essi i frutti del'.proprio ingegno e . della propria dottrina, in omaggio. Ora non più. La violenza e la reazione oggi prediligono: riameranno poi la libertà nei tempi lieti. Ma quando verranno cotesti celebrati tempi, in cui la nostra povera BibliotecaGino Bianco

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