La Rivista Popolare - anno II - n. 1 - 15 gennaio 1894

LA RIVISTA POPOLARE stamente ascoltato dai suoi concittadini, si fossero lasciati trascinare dalle paro]e provocanti e ingiuriose di Saturno Crispi che nella relazione a Sua Maestà pareva volesse divorarsi in quattro bocconi i figli diletti dell'isola sua, la democrazia nel suo proclama firmato dai presidenti dei Fasci, invece di raccomandare la calma e t organizzazione perchè con moti isolati convulsionari non raggiungonsi benefid duraturi e Napoleone Colajanni invece di dire a novie dei compagni di fede eh' era pazzo e traditore citi co7:sigliasse altrimenti, avessero detto davvero in diverso modo, forse, in Sicilia, il dittatore Morra di Lavriano non avrebbe avuto per lo meno il tempo di andare a visitare l'arcivescovo Celasia, evidentemente per prepararlo a volersi far infilare in uno spiede per dar gusto al palato di quel terribile mangia- , preti che è l'attuale presidente del Consiglio. Vani conati però, perchè il malcontento vieppiù crescente, che, come ha sanzionato anche il Re nel suo discorso di capo d'anno ai signori deputati, è comune a tutta Italia, ha passato lo Stretto e si è tremendamente manifestato a Ruvo e a Corato. Brutto segno questo! * * * Quei generosi che sul continente hanno cuore di fratelli, socialisti o repubblicani - il sentimento, che è al disopra di qualsiasi scuola, li ha stretti tutti spontaneamente in un fascio - hanno protestato come potevano, come le condizioni di luogo e le circostanze concedevano, qua con una _dimostrazione, là con un'imponente adunanza, con manifesti cosidetti sovversivi o con proteste innocue contro nuove tasse. Ed anche per questi ultimi protestanti la questura ha commesso arbitri e violenze. E di giorno in giorno il movimento della solidarietà si estende e dilaga malgrado ,gli arresti che si succedono come l'Italia tutta fosse un completo stato d'assedio. ' E in questo. momento soltanto, pur troppo, che, e in Sicilia e nella penisola, si apprezza tutta l'autorità morale e la potenza che si avrebbe dalla fraterna unione delle varie parti della democrazia in un fine comune. Anche testè la voce di ~ovio, d'Imbriani ed altri,- qui in Roma e fuori di Roma, alla maledizione contro il sistema univa l'appello all'opera concorde degli uomini devoti alla causa del popolo. Oggi, impotenti a far subito qualcosa di positivo, si raccolgono 1 frutti delle batracomiomachia e delle intestine discordie di ieri. GinoBi;3nco

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