La Rivista Popolare - anno II - n. 1 - 15 gennaio 1894

LA RIVISTA POPOLARE * * * Di un piccolo e quasi umile libro, se avessi voce in capitolo, vorrei spandere la fama per l'Italia: è il Viaggio imniaginario in Roma antica, del prof. Valentino Giachi, edito dall' intelligente Lapi di Città di Castello. Che caro vecchio dev'essere il Giachi ! Io non lo conosco che per i suoi scritti di storia e di archeologia romana, ma lo amo e lo venero come maestro. E se volete saperne la ragione, non mi terrò per le risa che potranno fare della mta sentimentalità gli spiriti forti moderni. Il prof. Giachi mi appare uomo di fede e d'ideali da far vergognare gli sfatti giovani della nostra età. Egli non ha ceduto, nè nel campo ~ella vita nè in quello del pensiero e dell'arte, a nessuna delle patologiche inclinazioni di questa · fine di secolo, anzi fa del suo meglio per rintuzzarle; egli è un uomo che custodisce in corpo vecchio tutti gli ardori della giovinezza, e tutte le sue operette, modeste ma frutto di lunghi e sudati studi e d'intenso amore all'archeologia, hanno una freschezza di concezione ed un'avvenenza semplice e spontanea di forma, che innamora, specialmente se si paragonino con le lambiccature di pensiero e co] disprezzo dello stile e della lingua dei maggiori e più famosi scrittori viventi, tranne qualcuno, si sa. Il Viaggio immaginario si legge come un romanzo: è un libro di erudizione, che non pretende di scoprire nuove plaghe all'arte o di mettere a soqquadro le immaginazioni, ma quanta amabilità di composizione, quanta compostezza e purità di dettato, quanta finezza di osservazioni e festevolezza di umore! Peccato che il pubblico dei lettori, sviato ed imbastardito da tante frenesie, porga sì poca attenzione alle opere belle e sane. Io non ho le opinioni religiose, politiche, sociali del Giachi ; fors.e siamo agli antipodi, ìna gli batto di cuore le mani perchè alla corrente del mal gusto che ha messa sott'acqua tutta la produzione Jetteraria moderna, resiste da forte, e perchè dello stile e della lingua non fa strazio con lo specioso pretesto che il contenuto è tutto. Lo so, della mia approvazione egli non sa che farsene, tanto meno delle mie lodi ; ma egli accetti le une e le altre come atto di omaggio e di devozione di un discepolo che vive lontano dalla fetida palude della vita pubblica. * * * Le Versioni poetiche dell'ingegnere Giulio Pisa, stampate in un volumetto civettuolo dal Dumolard, sono i saggi di un dilettante il quale consacra alla letteratura le ore, forse, di riposo. Per questa ragione mi par crudeltà irragionevole essere eccessivamente severo con lui, dimostrandogli che i suoi tentativi avrebbe fatto meglio a tenerseli in casa. La letteratura ha un'efficacia educativa da tenere in gran conto in questi tempi di decadenza ; e però non mi pare buona azione scoraggire chi, come il Pisa, ricorre alle Muse per ritemprare lo spirito stanco e affranto. Se, adunque, egli non fosse un q.ilettante, gli BibliotecaGino Bianco r

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