La Rivista Popolare - anno II - n. 1 - 15 gennaio 1894

I I LA RIVISTA POPOLARE So che questa pubblicazione periodica non ha intenti veramente letterarii, e che l'ora volge poco propizia ai puri godimenti spirituali; romba di lontano il tuono e nella nebbia, foriera di uragano, che - incombe su questa misera Italia, si offusca ogni idealità artistica; ma, come che sia, di sopra ogni altra umana cosa caduca o passaggera, rivivrà, innestata sul tronco della nova vita sociale, la parte immortale dell'Essere : il pensi~ro: e però gioverà, mentre le armi si affilano e i tempi maturano, rinfrescare le anime, arse dalle passioni e tormentate dalla sete di una felicità inconseguibile, alle limpide fonti delle arti. Certo il critico nòn è degno di entrare in comunione spirituale con i suoi lettori; troppo egli è da poco, e il faro, come piccola stella in notte oscura, riluce assai di lontano; ma nell'aspro viaggio non gli mancherà il viatico dell'indulgenza del lettore benevolo ed umano. * * * I Ft'ori del ma!t di quel meraviglioso ingegno che fu CARLOBAUDELAIRE, hanno trovato un degno interprete italiano nel giovine Sonzogno, nipote dell'operoso e fortunato Edoardo. In Italia il Baudelaire era conosciuto più di nome che di fatto; molti lo citavano per ostentazione di cultura, senza averlo letto. D'ora innanzi, grazie al Sonzogno, non vi sarà chi non abbia gustata l'opera capitale di uno dei pi11 bizzarri artisti del mondo. Io non seguirò il comodo sistema di quelli che si accodano ai .critici pi11 in voga per· lodare o per biasimare ; anche a costo di tirarmi sul capo i fulmini degli aristarchi voglio dire sempre ciò che il mìo capo pensa. Dirò dunque che questi Fiori dd 11iale, se sono un'opera stranamente originale e fortemente organica, non possono certo essere giudicati frutti di un intelletto sano ed equilibrato. Essi non sono e non potranno giammai diventare popolari: mancherà quindi ad essi il consenso di quel sentimento concorde ed unanime che dà la sanzione alle opere del genio. Originali ma raffinati, i Fiori d;l ma!t furono uno dei primi presagi del decadentismo, il frutto maturo di una civiltà rammollita per nevrosi. Infatti essi piacciono grandemente ai patologici, che cercano l' hascik del pensiero e dei sentimenti, l'esaltazione non l'emozione. Come che sia, la traduzione del Sonzogno merita le maggiori lodi, ed egli è degno di essere incoraggiato; ha combattuto corpo a corpo con quelle difficoltà che facevano ritenere impossibile una versione dei Fiori del male in un'altra lingua,• ed ha vinto. Nessuno dei grandi pregi dell'originale è aduggiato dalla traduzione in italiano; ognuna di quelle composizioni, che paiono bozzetti in marmo, e che, dal lato della forma, sono piccoli capolavori, pare una poesia di getto, e non un parziale lavoro di seconda mano. Insomma, a parer mio, è da credere che il Sonzogno abbia molta affinità intellettuale con il Baudelaire, tanta è perfetta la compenetrazione della traduzione con l'originale. Vi è quasi creazione. L'edizione, un gioiello di eleganza; si vede che è dono di uno zio milionario. BibliotecaGino Bianco

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