LA RIVISTA POPOLARE 21 sperarsi, piangere ed inutilmente amareggiarsi - e mi si dica se la vita-morte del giornaliero siciliano non sia peggiore di quella del contadino del Polesine o del Friuli, del pellagroso lombardo o del paesano irlandese, del paria indiano o del servo russo. 8 gennaio I 894. CONTE DI PLATEA. LAFINEDI UNAPOLEMICA Nel mio articolo: Collettivismo t libertà, 1 dissi che le polemiche sull'argomento minacciavano di divenire eterne, ma non ne rimproveravo il mio ,contradditore: richiamavo alla' mente altre polemiche che in modo deplorevole hanno trasceso nel pettegolezzo che scinde gli animi, non porta luce e allontana dalla meta. E pensavo che sarebbe assai meglio oggi sostituire alla polemica qualche cosa di più utile. Ma, per fatalità, i tempi sono tuttora avversi, e gli anim~ esitanti e divisi, sì che saremo costretti anche per altro periodo a discutere, prima. di costituire davvero, con ardimento e senno, la gran famiglia repubblicana. L'argomento, in altre forme, riapparirà nel campo della discussione. E il perenne argomento degli uffici e dei limiti dati allo Stato, alla società, all'individuo. Se io ho resa la tesi anche più oscura, come dice il Minuti nel suo nuovo opuscolo, duolmi per me, non per la mia tesi, che ha sostenitori di me assai più valenti. Abbia egli la ventura, il mio contradditore, di avere idee chiare e limpide, come crede di averle avute a Firenze nel 18861 mentre poi apprendemmo che lo Schaffie stesso - nientemeno! - lo spiegatore più facile del sistema collettivistico, l'autore della Quintessenza del soda!ismo~ le aveva in quell'epoca ancora annebbiate e incerte, sì che prudente ne riservò il giudizio. Non bastava conoscere per ventura l'antica massima, la teoria allo stato greggio bandita dal precursore del collettivismo, Costantino Pecqueur. Io, e me ne rimprovero·, lessi per la prima volta, nel giugno del I 889, il rapporto del De Paepe Sulla proprietà collettiva, letto al Congresso di Bruxelles, e precisamente nella Revut socialis(e, che solo allora, seb• bene antico, lo riprodusse. Ed io applaudii, e applaudirei egualmente ora, alle parole che a Firenze il Saffi pronunziò quando protestò contro i sistemi che sono possibili solo mercè la forza, e solo capaci di portare in seno alle cittadinanze la gue_rra civile, la decadenza morale ·e la servitù, mentre 1 Vedi il numero XI, 15 dicembre 1893. Biblioteca Gino Bianco
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