LA RIVISTA POPOLARE Giova ripeterlo: eglino non fanno opera buona, ma babelica. Non convincono nè correligionari, nè avversari. Turbano intelletti e coscienze. Non colmano l'abisso, ma lo accentuano. Per la Chiesa sono ribelli ; per la Scienza, sofisti inutili~ O Antonio Fogazzaro, tornate al vostro posto di artista squisito; abbandonate il vostro spirito alle serene concezioni di quell'arte che fu primo sogno della vostra giovinezza, e lasciate che la Scienza severa, rigida, inflessibile, prosegua il proprio cammino. Fate che noi possiamo dimenticare il vostro ultimo libro I ... 'ROMOLO PRATI. I GIORNALIESRIICILIANI . In un'età favolosa - in un'età dt!l' oro trascorsa pochi anni fa - in un tempo in cui formavansi numerose e colossali fortune - in una epoca in cui la produzione agraria e zolfifera era al culmine dell'apogeo - in un'epoca in cui il commercio dei vini e degli zolfi, delle granaglie e degli agrumi, delle mandorle e delle nocciuole, degli olii e dei sommacchi, delle pistacchia e delle frutta, aveva reso la Sicilia una miniera inesauribile d' immense ricchezze - la mercede diurna dei giornalieri mantenevasi con una certa costanza intorno i quattro e tarì » (L. I. 70), raggiungeva spesso il massimo di sei « tarì _. (L. 2.5 5) ed anche di L. 3, e non discendeva al minimum di L. I, che in qualche annata eccezionale od in qualche isolato e breve periodo del1' anno. Allora le condizioni peculiari dei giornalieri potevansi qire meno che mediocri, molto più che ad ognuno di detti « giornatari », oltre l'usuale mercede, si dava ogni giorno un litro e mezzo di vino e pane a piacere, od un e pan otto _. di « rotoli _. 2 (gr. I 600). Sopraggiunsero le prime crisi agrarie e le mercedi ribassarono alquanto: tuttavia i giornalieri guadagnavano tanto da non morir di fame. Ma ai malefici effetti della crisi agraria si aggiunsero quelli della crisi zolfifera, delle crisi commerciali cagionate in gran par_te dalla rottura del trattato di commercio con la Francia - si aggiunsero quelli di qualche krac bancario e delle maggiori imposte. Allora quel fatalismo politico-ec9nomico-sociale, che in un ciclo di 30 secoli ha quasi sempre stretto come in un cerchio di fuoco quest' isola generosa, tornò a far capolino, e riversò la sua nuova collera sulla Sicilia tramutandola nel breve volgere di pochi anni, in un campo di rovine economico-finanziarie. Ben presto migliaia di braccia rimasero inoperose, l_amercede dei giornalieri si ridusse ad una cifra addirittura irrisoria e la miseria battè alle porte di costoro. Gli altri braccianti della classe agricola, dando in anticresi o e svendendo .1 i campicelli o le casupole loro, che chi
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