La Rivista Popolare - anno I - n. 12 - 31 dicembre 1893

LA RIV1STA POPOLARE CRONACA POLITICA La nuova incarnazione del divo Crispi, il quelle pareva dovesse, novello J ehova, con un solo batter di ciglia rimettere tutte le cose al posto in questo basso mondo italico, non solo non ha suscitati gli attesi entusiasmi, n1a, quel ch'è peggio, ha fatto addirittura cascar le braccia agli stessi sacerdoti estasiati nell'adorazione del nume. Ormai è chiaro, e lo vedono anche quelli che vogliono esser ciechi, non sarà certo il ministerissimo, per quanto si siano sforzati a tenerlo in equilibrio coi contrappesi Saracco e Sonnino, non sarà certo questa informe accozzaglia di segretari di Sua Maestà i quali con tanta fatica si è riusciti a mettere insieme, quella che salverà il sacrosanto palladio dal precipizio in cui sta per sprofondare. L'attesa non può esser lunga: la progressione scientifica della caduta dei gravi comincierà fatalmente anche per esso, e non per esso soltanto, a verificarsi. Il paese dei sacrifizi ne ha fatti anche troppi, e nel Parlamento non v'è stato uno solo che abbia ardito di replicare una semplice parola al « non vi daremo nemmeno un centesimo » dell'amico Imbriani. * * * La vittoria di Agordat, ottenuta sui Dervisci dalle truppe indigene dell'Eritrea ,1 ll' ordine dei nostri ufficiali, malgrado si sia dato ad intendere a quei che bevono grosso che i nemici fossero 10,000 - un vero eserçito di Serse! - 6000 armati di fucile e 4000 di lance e con parecchie mitragliatrici, e che di fronte ai nostri 98 morti -· di cui 4 Italiani - e 123 feriti - di cui 3 Italiani - i Dervisci ne lasciassero sul campo nientemeno che pi11 di un migliaio - la vittoria che si riteneva per sicuro dovesse risollevare le febbri africane nel paese, lo ha reso soltanto più preoccupato di prima. Il tempo delle fanciullaggini passò : oggi vittoria, domani sconfitte e nuovi sacrifici. La logica ormai s'impone. * * * In Sicilia quei fierissimi isolani affamati e schiacciati dalle tasse, angariati in ogrn modo e con ogni arte da gabellotti e baronetti, non BibliotecaGino Bianco

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