La Rivista Popolare - anno I - n. 12 - 31 dicembre 1893

LA RIVISTA POPOLARE Roma. Pens-ava alla più grande storia e alla più gran gloria del mondo, e pensava alla sola storia e alla sola gloria dell'anima sua. Si recò a Castel Giubileo, poi, dopo due giorni, Garibaldì ritornò addietro. Che tristezza! che delusione! Credeva di ritornare a' piedi del suo Apennino, e rivedere la tomba, ma poi seppe che s' andava verso Tivoli, che i francesi erano già 111 Roma, che probabilmente v'erano altre battaglie. E s'unì alle colonne che marciavano su Tivoli. Egli era all' avanguardia: sebbene non fosse livornese, coi livornesi si unì, che erano guidati da un modesto e vero eroe, da Carlo Meyer. Dopo il primo sanguinoso conflitto, egli fu ferito al petto gravemente e lievemente alla fronte. Rimase là, sul campo, solo e abbandonato per varie ore. Alcuni zuavi, più tardi, nel passare lo colpirono coi piedi ripetutamente. Egli pensava a Roma e diceva un nome. Per il momento fu ricoverato in una casupola a Mentana, ove subi quasi un interrogatorio giudiziario, come fosse un delinquente. Udì un ufficiale francese che diceva: - questo prigioniero muore, è inutile curarlo, la ferita al petto è troppo profonda! ... Cesare non disse nulla, ma pensò fra sè: - Non s1 phÒ morire pit1 gloriosamente! Il giorno appresso lo condussero a Roma lll un carro d'ambu- .lanza, e per il viaggio soffrì assai, ma non si lamentò. Egli vedeva talora da qualche spiraglio la mesta campagna, e, dietro il carro, una lunga fila di giovani suoi compagni prigionieri fra zuavi e gendarmi che fumavano ghignando, e anche - essi, i militi della fede - bestemmiavano volgarmente. Quando entrò in Roma, sentì una specie di brivido per le vene, una gran commozione. « Come sono infami gli oppressori! - diceva - osare di togliere l'anima stessa e la luce a una nazione intera! >; Vide il Campidoglio e il Foro, e ne sentì entusiasmo; vide da lungi il Colosseo. Poco distante era l'ospedale della Consolazione ove doveva essere curato. Sentì, nel discendere dal carro, alcune voci di Uomirii che lo nconoscevano. Quando fu nella gran sala, poco dopo che l'ebbero messo a letto, molti lo visitarono. Erano ufficiali e medici, o semplicemente cunos1. Ad un tratto udì una nota voce : - Io lo conosco quel ferito... Era emigrato .a Marsiglia... Lo conosco bene. Poi lo sconosciuto si avvicinò al letto. BibliotecaGino Bianco

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